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Incidente mortale del 1° luglio: nessuna 'lentezza' nello svolgimento delle indagini

Le sottolineature del presidente del Tribunale Giangiacomo e del procuratore capo Di Florio per la vicenda 'madre' dell'omicidio di viale Perth

redazione
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"Dal momento dell’incidente stradale che ha visto la morte di Roberta Smargiassi, 1.7.2016, all’udienza preliminare, che doveva essere celebrata il prossimo 21 febbraio a carico di Italo D’Elisa, sarebbero passati meno di 8 mesi; un tempo che non solo non evidenzia alcuna lentezza nello svolgimento delle indagini, ma segnala, al contrario, la celere trattazione del processo, respingendo qualsiasi diversa valutazione non fondata sui fatti e priva di qualsiasi risconto in essi.

L’auspicio di aver chiarito una volta per tutte che la vicenda in esame non possa essere catalogata come episodio di lentezza della giustizia".

Così, in una nota, il presidente del Tribunale Bruno Giangiacomo e il procuratore della Repubblica Giampiero Di Florio

In giornata, a parlare di "lentezza della giustizia" era stato anche il vescovo della diocesi di Chieti-Vasto, monsignor Bruno Forte. "La prima cosa che sento - ha commentato in un'intervista rilasciata all'agenzia di stampa Adnkronos - è un senso di grande dolore per le tre vite spezzate, quella della ragazza, del giovane ucciso ieri e dell'assassino che ormai, dopo quello che ha fatto, ha una vita distrutta e sconvolta per sempre". La tragedia, per monsignor Forte, poteva essere evitata ''con un intervento rapido della giustizia e una punizione esemplare. 'Il legislatore deve essere attento alle leggi che fa e deve articolarle su uno spettro più ampio di situazioni - spiega - La magistratura deve fare il suo corso ma nel modo più rapido possibile. Una giustizia lenta è un'ingiustizia". Infine la precisazione: "Non c'è vendetta che può essere ritenuta giustizia. La vendetta produce sempre frutti dannosi, è un atto immorale''. 

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