“Il dipendente che ha effettuato una prestazione lavorativa deve essere pagato, a prescindere dalla erogazione o meno del finanziamento regionale”. A queste conclusioni è giunto il giudice del lavoro, Caterina Salusti, che ha condannato la Asl provinciale al pagamento dei corrispettivi dovuti ad un gruppo di operatori del Ser.D di Vasto (Servizio per le dipendenze patologiche).
La sentenza ha messo la parola fine ad un contenzioso che andava avanti da diversi anni.
I cinque dipendenti (un medico, un’assistente sociale, un’infermiera, una psicologa ed un sociologo), avevano partecipato al progetto "Notti sicure", una iniziativa di prevenzione alcologica selettiva assicurando la loro presenza nei principali centri di aggregazione giovanile: scuole, discoteche, concerti e sagre. Le attività, finalizzate ad informare i giovani sui rischi dell’alcol e della guida in stato di ebbrezza alcolica, iniziarono nel 2008 e terminarono nel 2010. Per le prestazioni lavorative svolte gli operatori percepirono solo un acconto pari al 30% dell’intero ammontare. A progetto concluso la Asl si rifiutò di versare il saldo dei corrispettivi, cioè il 70% dell’importo, trincerandosi dietro la mancata erogazione del finanziamento regionale, circostanza che ha spinto gli operatori a rivolgersi al giudice del lavoro.
La sentenza ha accolto integralmente le istanze dei lavoratori.
“Il progetto ha trovato piena attuazione avendo i lavoratori attuato l’incarico conferito”, scrive il giudice del lavoro nella sentenza, “non sussiste alcun onere o facoltà del dipendente di accertare la disponibilità di cassa dell’ente datore di lavoro o comunque l’avvenuto accredito di somme da parte della Regione Abruzzo, ma certamente era onere della Asl, prima di autorizzare l’esecuzione del progetto, accertarsi che fosse interamente acquisito il finanziamento”.
Insomma per la Salusti – che ha accolto il ricorso dei cinque operatori assistiti dagli avvocati Luca Damiano e Katia Basilico – è ininfluente che la Regione o il Ministero non abbiano corrisposto il finanziamento.
Il dato curioso è che se la Asl avesse pagato a suo tempo avrebbe sborsato in tutto 6mila euro, cioè un terzo di quanto è invece costretta a versare ora dopo la sentenza di condanna, dovendo pagare anche le spese di giudizio.
Fonte Il Centro