C'è attesa per il concerto che i Sud Sound System terranno questa sera, venerdì 17 agosto nell'area grandi eventi dell'Aqualand del Vasto per ''Cammini Europei'', specie considerando il successo ottenuto dalla tappa di Rosciano lo scorso 30 luglio. La band salentina, dopo il successo del cd/dvd ''Live And Direct 2006'', è ripartita per un lungo tour estivo su larga scala, che attraverserà tutta l'Italia e toccherà anche l'Europa. Sarà questa l'occasione per presentare ''Salento Showcase 2007'', terza compilation dedicata ai nuovi talenti salentini e prodotta dalla loro etichetta Salento Sound System. Accompagnati ancora una volta dall'ormai inseparabile Bag A Riddim Band (una delle più versatili e importanti reggae band d'Italia), i tre protagonisti indiscussi del reggae italiano (Nandu Popu, Don Rico e Terron Fabio) ripercorreranno, oltre ai loro successi di sempre, alcuni brani ''in combination'' con le nuove voci del Salento facenti parte del ''Salento Showcase 2007''. Non mancheranno le chicche in anteprima: i Sud Sound System proporranno, infatti, anche un assaggio dei brani che saranno contenuti nel loro nuovo album di studio. È stato proprio il lavoro di realizzazione del ''Salento Showcase 2007'' ad aver portato alla scelta di posticipare l'uscita del nuovo cd della band al 18 gennaio 2008, quando sarà pubblicato sia in Francia che in Italia. A tal proposito, c'è da dire che si conoscono già i nomi di due brani estratti dal prossimo disco:  ''Long Time'' e ''Me love how she gwaan''. Abbiamo rivolto qualche domanda a Nandu Popu.
Voi usate spesso il dialetto nei vostri testi: lo ritenete un valore da tutelare contro chi vorrebbe cancellare gli idiomi locali? «Purtroppo tutto si distrugge e tutto si trasforma. Anche i dialetti sono morti. Ne parliamo tanto proprio per questo. Anche il Sud è morto, ed anche per questo ne parliamo tanto. In buona sostanza, il mondo si è disintegrato, e chi ha la percezione di ciò sta iniziando la ricostruzione. Indietro non si torna, dovremo guardare ai nostri figli per avere una lezione decente. La nostra generazione ha fallito inesorabilmente, quindi speriamo soltanto in una buona trasformazione».
Avete mai sentito l'esigenza di portare avanti dei progetti solisti? «Qualcuno ci ha provato, ma a queste latitudini l'unione è una virtù irrinunciabile».
Si direbbe che voi crediate molto nel sodalizio tra artisti: penso alle collaborazioni con personaggi come Luciano, Chico, Anthony Johnson e General Levy. Quanto conta per voi l'incontro con altre persone che fanno musica? «Un incontro tra cantanti è innanzitutto un gesto di amicizia. A noi restituisce la soddisfazione di unire messaggi totalmente differenti per discuterli insieme. Non ci interessa il rastafaresimo, ma con Antony Johnson abbiamo discusso di fede e ateismo: lui è rimasto rasta ed io sono rimasto ateo. La musica, grazie alla melodia, è in grado di unire cose molto diverse, cercando di spiegare, o sollevare i dubbi di questa vita».
Di recente siete apparsi nel cd dei Mau Mau (''Dea'') e in quello di Edoardo Bennato (''La fantastica storia del pifferaio magico''). Che ricordo avete di queste esperienze? «Con i Mau Mau abbiamo inciso ''La casa brucia''. È stato molto bello incontrare Luca (Morino, ndr) nel Salento. Ci siamo visti negli studi dell'Albania Hotel, quella fantastica invenzione di Cesare Dell'Anna, artista eclettico e vulcanico. La musica si fa così: ti incontri, bevi qualcosa... fumi qualcos'altro... ed ecco la canzone. Per quanto riguarda Bennato, ci ha fatto molto piacere conoscerlo: è un artista che ha accompagnato la crescita di alcune generazioni, tra cui la mia. Ha messo a disposizione le sue composizioni e ce le ha fatte reinterpretare liberamente: un gesto dove le esperienze passate e presenti si incontrano».
Il 17 agosto suonerete a Vasto. Il live resta sempre il momento preferito dai Sud Sound System... «Noi crediamo nei live, siamo cresciuti sul palco, e la gente ci conosce perché è venuta ai nostri concerti: è questa la pubblicità migliore che un artista possa farsi».
La vostra band ha sempre portato alta la bandiera del Salento. Quanto sono importanti le radici in un'epoca in cui la globalizzazione sta avendo, nel bene e nel male, il sopravvento? «Le radici rappresentano la cultura, non certo il territorio in senso stretto, altrimenti assomiglieremmo ad un cane, che fa la pipì intorno a sé per segnare il proprio territorio. Le radici sono la memoria storica che non abbiamo più. Non sappiamo più da dove veniamo, per questo non sappiamo dove andare».
L'impegno sociale è qualcosa di strettamente collegato ai Sud Sound System. Sei d'accordo? «A noi non piace dire ''impegno sociale'': ci sembra un termine strappato alle dame di carità del 1800, quelle dame impellicciate che andavano dai bambini poveri a far loro la carità , ma lo facevano per compiacere se stesse, e basta. Preferiamo il neorealismo, come nei film in bianco e nero. Le nostre canzoni sono neorealiste: noi raccontiamo la provincia essendo provinciali e basta. Il resto è dialetto. Noi italiani siamo bravi in tutto ciò».
Musicalmente, voi avete abbracciato il reggae: si è trattato di una scelta di cuore o lo avete ritenuto il genere più ''adatto'' a sposarsi con il vostro stile? «Si è trattato esclusivamente di un fatto emotivo: ci piaceva molto quella musica».