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La disabilità non è diversità, ma integrazione!

La storia di L., ragazzo con tanta voglia di vivere

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L.C., 31 anni, affetto da spina bifida, malattia degenerativa causata dalla mancata formazione del midollo spinale durante il periodo della gravidanza. Tale patologia determina anche allergie alimentari e allergie ad alcuni materiali, come il lattice.

Attualmente studia presso l’Università degli Studi del Molise, frequentando il secondo anno del corso magistrale in “Turismo e beni culturali”. L. deve recarsi due volte alla settimana in un centro di riabilitazione. Da bambino ha vissuto abbastanza serenamente la sua disabilità… camminava, correva, saliva e scendeva le scale accompagnato però sempre dai genitori. Con il passare del tempo la situazione è peggiorata, avvertiva dolore alle gambe e per questo motivo ha dovuto cominciare ad usare il bastone canadese. Negli anni della scuola, il suo carattere timido ed introverso lo conduceva a provare sentimenti di ansia e paura, soprattutto durante le interrogazioni che avvenivano di fronte a tutta la classe. Solo verso l’ultimo anno delle scuole superiori L., ormai divenuto più maturo, ha cominciato a prendere più consapevolezza di sé stesso, delle sue capacità e potenzialità.

Negli ultimi anni, frequentando un corso di musica e un corso di piscina, ha potuto potenziare le sue attitudini, arrivando a scoprire la sua passione per la musica e per il nuoto. La patologia di L. va via via degenerando e non mancano nella sua mente pensieri contrastanti tra la rassegnazione di non poter camminare più e la speranza di farcela ancora una volta. Frequenta gli amici raramente e alcuni di loro sembrano non capire la sua situazione: per uscire ha bisogno  di essere accompagnato sempre. Certamente i genitori sostengono il loro amato figlio con coraggio e forza ma, da quello che L. racconta, la sua famiglia è molto stanca. Nonostante ciò, l’atmosfera familiare torna ad essere sempre serena. L. spera che la tecnologia sia sempre più innovativa e attenta ai bisogni dei disabili: tutti i mezzi pubblici dovrebbero avere pedane elettriche per la salita e la discesa della sedia a rotelle; rendere possibile l’acquisto dello scooter elettrico che abbia i comandi necessari per la frenata assistita, abbassando il costo dello stesso; rendere possibile la fruizione di una autovettura con i comandi speciali e incentivare la crescita di aziende che propongano il “tele-lavoro”, ossia quel lavoro effettuato da casa sfruttando i potenti mezzi di comunicazione del web: posta elettronica, skype e i vari social networks.

Rilevante è il messaggio che lancia: “La disabilità non è sinonimo di diversità bensì di integrazione…io sono come te e posso fare quello che fai tu con i miei tempi”.

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