Internet ha aperto nuove possibilità per tutti. L'altra faccia della medaglia è rappresentata però dai rischi legati all’uso improprio di questo prezioso e pericoloso strumento.
Sempre più giovani sono a contatto con le nuove tecnologie e la linea di confine tra la realtà online e quella offline è diventata ultra sottile.
Il cyberbullismo è mobbing in Internet, ossia mediante l'utilizzo dei media digitali si molesta una o più persone per un lungo periodo. La potenziale o presunta vittima di tali molestie può andare incontro ad episodi di ansia, depressione e mancanza di fiducia in se stessa.
Non è facile riconoscere la presenza del problema, tuttavia vi sono alcuni segnali rivelatori: a cosa devono prestare attenzione i genitori e gli insegnanti? Se un ragazzo appare afflitto, offeso, arrabbiato, si ritira in se stesso, soffre di disturbi di salute (insonnia, mal di testa, mal di pancia) con conseguente calo del rendimento scolastico, non vuole più andare a scuola, non vuole più frequentare gite organizzate dalla scuola, i genitori dovrebbero andare più a fondo nella ricerca delle possibili cause che hanno condotto al deterioramento psicologico del figlio.
Se all’interno di un gruppo classe c’è mancanza di coesione, c’è complicità tra i compagni di prendersela con capri espiatori con l’intento di escludere o isolare qualcuno, se alcuni alunni marinano la scuola e non hanno più un buon rendimento, gli insegnanti sarebbero tenuti a prestare attenzione a questi cambiamenti profondi, i quali potrebbero celare episodi di bullismo o cyberbullismo.
Reagire al cyberbullismo si può: i bambini o i giovani presi di mira non devono rispondere al bullo online, ma chiedere aiuto ai genitori o ad un altro adulto di fiducia. Se sono coinvolti i compagni di scuola, i genitori dovrebbero rivolgersi agli insegnanti, i quali a loro volta andrebbero a consultarsi con la direzione e con il Servizio psicologico della scuola. Tutti insieme possono decidere se sporgere denuncia alle autorità competenti.