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Una bella storia della nostra terra

La lettera dell'on. Arnaldo Mariotti

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Bensalim Salah Eddine ha 24 anni, è nato a Casablanca in Marocco, si è laureato in Ingegneria elettrica a Parigi e già lavora in questa città europea. 
Vi racconto questa storia, perché ci appartiene e perché rappresenta un investimento non del tutto consapevole in risorse umane del nostro territorio: la Valle del Trigno e San Salvo che ne è la porta sul mare Adriatico.

Eddine all’età di appena sette anni in estate girava sulla spiaggia di San Salvo, insieme al padre, vendendo strofinacci e tovaglie per la cucina. So bene che si trattava di lavoro minorile, anche, perché la mia generazione ed io stesso abbiamo conosciuto il fenomeno sulla nostra pelle negli anni ’50. Non ho mai nemmeno abbozzato un giudizio morale nei confronti di quel genitore mentre condivido, faccio mio e se possibile rafforzo l’espressione di condanna del crimine della povertà gridato da Papa Francesco verso i “grandi “ del mondo in occasione della santificazione di Madre Teresa di Calcutta.

Dopo un paio d’anni, quindi all’età di nove anni circa, Eddine comincia a venire in estate da solo per vendere sulla spiaggia di San Salvo e continuò anno dopo anno mentre diventava ragazzo e poi uomo fino a due anni fa. Qui devo rendervi partecipi di una storia, bella, umana, filiale che ritengo possa rappresentare l’orgoglio, la cultura, la ricchezza vera del nostro territorio e della nostra civiltà. Ho dovuto superare molte perplessità prima di decidere di raccontarvi ciò che segue  ma ho deciso che andava fatto perché utile alla difesa e al rafforzamento della nostra identità territoriale e della nostra cultura civile e solidale.

Una mamma ogni mattina (io ne sono stato testimone), con gesto naturale e quasi furtivo, faceva scivolare nella borsa da mare, tra gli asciugamani, una bottiglietta d’acqua, un brik di succo di frutta ed una merendina. Questo è avvenuto costantemente per giorni e per anni. Intorno a mezzogiorno un piccolo marocchino venditore di strofinacci e tovaglie si fermava sotto l’ombrellone di mamma Emanuela, prendeva la sua razione e dopo aver ringraziato proseguiva il suo faticoso cammino da “vu cumbrà”. La cosa da sottolineare e valorizzare è che nessuno e dico nessuno della comunità balneare degli ombrelloni attorno si è mai sognato di segnalare o chiamare la Polizia Municipale affinché si reprimesse questo commerciante abusivo, anzi in molti aiutavano il ragazzo a smaltire il fagotto comprando qualche capo.

L’anno che Eddine compì il diciassettesimo anno, a fine stagione salutò mamma Emanuela informandola che l’anno successivo non sarebbe venuto a San Salvo, perché doveva sostenere gli esami di maturità. Fu così che apprendemmo che il venditore di strofinacci e tovaglie era un bravo studente che durante le vacanze veniva sulla nostra spiaggia per guadagnare il necessario per pagarsi gli studi e probabilmente anche per aiutare la famiglia. L’anno dopo l’assenza, Eddine tornò con il suo fardello di strofinacci ed informò gli amici dell’ombrellone che si era diplomato, si era iscritto alla facoltà di Ingegneria a Parigi ed aveva sostenuto e superato tutti gli esami del primo anno, quindi anziché tornare a Casablanca per le vacanze era venuto a San Salvo a fare il solito lavoro.

Nel comportamento di questo ragazzo, io ho sempre rivisto l’adolescenza della mia generazione, non di tutta ma certamente di quella parte che doveva affrancarsi dalla miseria e dalla condanna, senza che alcuna sentenza fosse stata emessa, di dover fare l’operaio e di non poter prendere l’ascensore sociale. Chi ha vissuto quel clima economico e sociale, chi ha lottato per affrancarsi e conquistare l’ accesso all’istruzione superiore e ce l’ha fatta, è cresciuto fortificato e nella vita poi ha sempre avuto una marcia in più rispetto a chi aveva avuto la strada spianata dalla condizione sociale della famiglia di appartenenza. Perciò ero certo che Eddine ce l’avrebbe fatta. E così è stato. In questi anni ho sempre avuto presente questo ragazzo che lottava per il diritto all’istruzione e per l’affrancazione sociale; ne parlavo ai nostri giovani a cominciare da mia figlia e dai miei nipoti, spronandoli a non rilassarsi, a tenere la schiena dritta, a conquistarsi il successo con l’impegno, lo studio ed il lavoro.

Domenica 4 Settembre 2016, una bella giornata di sole, siamo andati al mare nel solito posto, sotto il solito ombrellone e con i soliti amici. Intorno a mezzogiorno vedo da lontano, ma lui ci cercava, Eddine, oggi uomo, la sua pelle molto più chiara della mia tanto che io sembravo il marocchino e lui l’europeo. Ci ha abbracciati affettuosamente, naturalmente cominciando da mamma Emanuela e non certo solo per rispetto al gentil sesso e poi ci ha brevemente raccontato che: ha finito l’università laureandosi in ingegneria elettrica, che già lavora alle dipendenze di una società parigina che costruisce grandi impianti, che dopo averlo conosciuto in un breve stage l’ha assunto. 

Eddine ce l’ha fatta! 

Domenica si è presentato come uomo affermato, con lo sguardo fiero, la pelle chiara e la schiena dritta senza il peso del fagotto dei tessuti da vendere, ma con San Salvo nel cuore. Stava andando a Casablanca per la grande festa del sacrificio dell’agnello ma desiderava passare una giornata sulla spiaggia di San Salvo e salutare tutti quelli che lo avevano conosciuto “bambino vu cumprà” ed in qualche modo l’avevano accolto e cresciuto. Ci siamo fatti una foto insieme, ci siamo scambiati il numero di telefono, siamo diventati amici su facebook, ci siamo riabbracciati e dati appuntamento nel mondo.

Alcune considerazioni finali: noi gli parlavamo di Parigi come una gran bella Città per cui poteva ritenersi fortunato, ma lui, senza sminuire minimamente il successo realizzato in quella città ci ha detto che gli manca l’aria di San Salvo. Continuando la conversazione ci ha parlato dei francesi che non sono come gli italiani, sono scostanti, non sorridono e sulla metropolitana ognuno è solo con il suo giornale o libro da leggere. Ci siamo guardati negli occhi ed abbiamo capito perfettamente che l’aria che manca a Eddine non è la brezza marina, ma quella dell’accoglienza e dell’amicizia; quando Eddine ci ha lasciati, mamma Emanuela ha confessato che come lo guarda lui nemmeno Federica lo fa (Federica è nostra figlia). La cosa ancora più bella è che ha potuto fare questa considerazione, perché è certa che Federica non sarà mai gelosa di Eddine, perché educata ad essere cittadina del mondo; alla realizzazione di questa bella storia non hanno partecipato solo pochi di noi (come ho potuto constatare anche dai commenti sulla pubblicazione della foto su Facebook), perché la spiaggia di San Salvo è la spiaggia dei cittadini della Valle del Trigno, per cui possiamo affermare con certezza che Eddine conserva nel cuore e nella mente “l’aria“ di questo territorio e di questa civiltà basata sull’accoglienza e sulla solidarietà. Un patrimonio storico, culturale, di civiltà sedimentata nel tempo.

Infine vorrei rassicurare quanti (sono certo che sono pochi), in questi anni hanno trattato con poco rispetto e forse qualche volta hanno offeso Eddine, perché lui è un uomo solare, forte, fiero, ma dal suo sguardo dolce traspare la serenità, per cui state tranquilli, non si ricorda di voi. L’ingegnere Bensalim Salah Eddine è una risorsa anche del nostro territorio che ha investito su di lui comprando qualche strofinaccio o tovaglia per la modica spesa di qualche euro. Quei pochi euro e molto affetto ed accoglienza sono bastati a farlo studiare fino alla laurea ed hanno contribuito a crescere un uomo per un mondo di pace.
                                                                           

On. Arnaldo Mariotti
Presidente della Rete Museale delle Migrazioni della Valle del Trigno                         
                                    

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