“Il dato non risulta, perché non ci sono studi scientifici. Sono impressioni che si hanno semplicemente perché il cinghiale che entra nel bar o che provoca un incidente fa notizia. Il problema sicuramente c’è, bisognerà affrontarlo, ma il fatto che da tanti anni si affronti solo con gli spari mostra che questa strada non è sufficiente o non è sufficiente da sola".
Parole di Luciano Di Tizio, stimato collega e presidente del Wwf Abruzzo, affidate al microfono di Marcello Giancristofaro al notiziario di Radio Delta 1.
Lo confesso, appena ho sentito l’intervista non ho pensato all’ambientalista scrupoloso e attento, ma ad un marziano: ma come, dove vive il buon Luciano? Come fa a pensare che i cinghiali a zonzo per vie, spiagge e contrade, siano solo un’impressione? Non li ha mai visti, gli ungulati, minacciosamente presenti dappertutto? Non ha parlato ancora, il presidente del Wwf, con chi si è trovato faccia a faccia con un cinghiale o con quegli automobilisti, tanti, che ci hanno rimesso macchina e migliaia di euro di danni per le riparazioni? Non è da lui.
L’intervista radiofonica si conclude così, testuale: "Bisogna studiare altre soluzioni e, soprattutto, con degli esperti e non improvvisati funzionari regionali o cacciatori a decidere per tutti". Già , ma, gli chiedo, quale, allora, la ricetta giusta? Vogliamo ci scappi il morto? Il calibro 12, personalmente, lo guardo sempre con timore, ma si faccia presto. Presidente, non minimizzare: dopo le benemerite battaglie su Ombrina Mare, discarica di Bussi e mille altre ancora, questa, a parer mio, te la potevi risparmiare.