Ridateci il Tappeto Verde.
Si chiamava così, se non ricordo male, l’enorme locale di via San Michele, vicino al ristorante Il Faraone, dove i giovanissimi degli anni ’70 e ’80, non ancora schiavi della caccia virtuale per le strade, come sua signoria lo smartphone adesso impone, si sfidavano a tennis tavolo e bigliardino, tra una bibita fresca di Perrozzi o un’interminabile partita a flipper.
Il nostalgico richiamo alla gioventù nasce da una considerazione: passano gli anni, ma quando, d’estate, rinfresca all’improvviso e Giove pluvio “chiude” le spiagge, turisti e vacanzieri risultano spiazzati: che fare in alternativa all’ombrellone? L’anticiclone delle Azzorre, si sa, di tanto in tanto si prende una pausa e a quel punto gestire una famiglia in vacanza, in hotel o al B&B, diventa difficile, specie se ci sono impazienti ragazzini.
Che di andare alle mostre o al museo non ne vogliono sapere. Mi sbaglierò e mai come stavolta me lo auguro, ma ditemi voi se, a Vasto, mi sapete indicare due o tre locali dedicati al tempo libero. Alla marina uno ce n’è, l’Elefante Rosa, con il bowling e dove di flipper ancora ne trovi oltre ai videogiochi, ma è l’offerta complessiva a prestare il fianco alle critiche: troppo poco per una città turistica che può e deve offrire di più. Mi direte: ma si può tenere in vita una siffatta attività, d’estate, contando solo o quasi su un paio di giornate di maltempo?
Certo che no, eppure qualcosa ce la dovremmo inventare. Lo shopping? Questa è un’altra storia: vedere i negozi chiusi in una domenica di pioggia è sconfortante, come osserva Angelo Bucciarelli, ma aprire nel dì di festa è materia delicata e discussa, tra commesse da gestire (e pagare) e riposo personale da sacrificare. Lo può fare con regolarità solo chi, tra i commercianti, ha nelle corde il senso della missione pubblica del suo lavoro.