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Cura della terza età in ospedale, reparti in 'grande sofferenza'

Estate ormai arrivata ed è concreto il rischio di diminuzione di posti letto. E il personale sotto organico accresce i disagi

redazione
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Il rischio concreto della diminuzione dei posti letto, dagli attuali 46 ad un totale di 30 in base ad un piano di ripartizione recente, e la questione del personale, in carenza tra medici ed infermieri, che accresce ulteriormente i disagi: si prevede un'estate di sicuro non semplice (per usare un eufemismo) all'ospedale 'San Pio da Pietrelcina' di Vasto, relativamente in particolare alla cura dei problemi della terza età, con il coinvolgimento dei reparti di Geriatria, Medicina e Lungodegenza.

Questioni delicate, a contatto con realtà che vengono giustamente definite di 'fragilità', e soprattutto alla vigilia di quella che è la stagione che di difficoltà, per la popolazione anziana, ne presenta in numero maggiore.

Tutte questioni da tempo note a quanti chiamati a 'governare' l'organizzazione della sanità nel territorio, ma che il più delle volte non fanno registrare la necessaria presa d'atto e, soprattutto, le azioni per meglio programmare e gestire situazioni che non sono di facile portata.

Le esigenze del Vastese, in questo senso, sono note.

Nel corso del convegno di sabato 28 maggio, organizzato dal Rotary Club alla Pinacoteca di Palazzo d'Avalos per il 'Caffè Alzheimer', sono stati snocciolati e diffusi dei dati eloquenti: in Abruzzo non esiste un registro regionale delle demenze, ecco, allora, che ci si affida a dati epidemiologici generali. La demenza, in particolare l’Alzheimer e le altre forme degenerative e vascolari, colpisce le fasce di età più avanzate: il numero di casi presenti è del 5-8% dopo i 65 anni e arriva al 20-40% dopo gli 80.

In base alla struttura demografica della popolazione di Vasto, che ha 40.856 residenti (dati Istat 2015), di cui 8.569 superiori ai 65 anni (21%), si può stimare un numero di circa 430-690 persone colpite da demenza di vario tipo e di gravità variabile. Una fetta importante della popolazione, a cui vanno aggiunti i 'caregiver': spesso donne (mogli anziane, figlie, nuore) con carico assistenziale elevato, per molte ore al giorno (anche 24) e per molti anni (8-10-15), ad alto rischio di depressione e malattie acute.

E assieme alla limitatezza del 'fronte ospedale' quel che emerge è, in generale, la scarsità dei servizi presenti sul territorio rispetto all’insieme di punti e servizi che il Piano Nazionale Demenze prevede: in particolare manca un altro servizio semiresidenziale considerato importante per questi malati e per le loro famiglie, per il loro mantenimento al domicilio il più a lungo possibile: il Centro Diurno. E mancano strutture residenziali specifiche accreditate con nuclei per i malati di demenza e non c'è una unità di Neuropsicogeriatria per acuti in ospedale, dedicata alla cura e al trattamento delle patologie acute che possono colpire queste persone.

E' stato reso noto dalla Società Italiana dei Medici di Medicina d’Urgenza e Pronto Soccorso che l’accesso in ospedale di soggetti con più di 80 anni è passato dal 5% al 12% negli ultimi anni. E i reparti dedicati, invece di essere potenziati, vengono di fatto ancora di più penalizzati.

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