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Quegli 'scheletri di cemento armato' al quartiere San Paolo...

L'amarezza di un vastese per un complesso residenziale mai pienamente realizzato e sul quale infrante le aspettative di tante famiglie

redazione
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E' una lettera carica di amarezza quella che un cittadino vastese ha voluto trasmettere agli organi di informazione locale per evidenziare il malessere che resta, assieme alla cocente delusione, per la vicenda di un complesso residenziale mai completato al quartiere San Paolo e di cui oggi restano i soli 'scheletri di cemento' a testimoniarne il triste destino.

“Faccio parte – scrive - di quel gruppo di cittadini vastesi che una ventina di anni fa pensarono di poter dare risposta alle esigenze delle loro famiglie investendo tutto quello che avevamo (frutto di tantissimi sacrifici e rinunce) pur di poter disporre di una casa in proprietà.

A quell’epoca a Vasto andavano di moda le cooperative. Aderimmo ad una di esse affidandoci ad una impresa che, in quel momento, deteneva il mercato immobiliare nella nostra città. Purtroppo, come i vastesi sanno – è ancora scritto nella lettera -, quell’impresa attraversò un momento molto delicato e venne dichiarata fallita.

Nel fallimento affogarono anche i nostri sogni ed i nostri risparmi.

Quegli edifici che nel quartiere San Paolo vedevamo crescere giorno dopo giorno di colpo si trasformarono in scheletri di cemento armato in balia delle avversità atmosferiche. Non solo: con il passare del tempo divennero luogo di dimora notturna di quella delinquenza che devastò l’interno di quegli spazi che nei nostri desideri dovevano diventare le nostre dimore.

La macchina della Giustizia, quella della burocrazia, lenta, lentissima, incomprensibile, con il passare degli anni – è l'amarissima considerazione - ha distrutto ogni nostro desiderio facendo cadere qualcuno di noi in crisi depressive davvero molto preoccupanti. Ogni qualvolta mi trovo a transitare in quella zona, a ridosso delle Scuole 'Ritucci Chinni' e dell’Istituto Industriale 'Mattei', il mio cuore subisce un colpo. Sono fitte intensissime difficile da far comprendere al magistrato, al curatore fallimentare, a chi avrebbe e dovuto dare qualcosa per restituire il sorriso a decine di famiglie. Invece su tutto è calato il silenzio. Un silenzio di morte che continua a distruggermi giorno dopo giorno. Mi chiedo – conclude - e chiedo a chi può fare qualcosa: è giusto tutto questo?”.

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