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Vacanze con i precari

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Sono convinto di non suscitare nessuna sorpresa nell’affermare che la maggior parte dei miei amici e familiari coetanei vive il terribile dramma del “precariato”. Proprio per questo mi è stato facile recuperare il materiale sufficiente per scrivere questo articolo. Come vivono le loro vacanze i nostri precari? Specie quelli che sono costretti a “emigrare” per trovare un lavoro dignitosamente pagato?  
 
Buona parte delle vacanze le ho vissute con loro (quasi tutti amici e parenti), negli ambienti dove vivono la loro quotidianità, fatta di “giorno dopo giorno”, senza la possibilità di poter progettare un futuro che vada al di la della speranza di poter pagare l’affitto o la bolletta. E’ difficile immaginare che un giovane occidentale rimasto dall’oggi al domani senza lavoro viva per due mesi mangiando riso e acqua per pagare l’affitto e non essere sfrattato, ma è successo a qualcuno che ho conosciuto personalmente.
 
E’ difficile immaginare che dei ragazzi italiani di 25 anni preferiscano stare rintanati in casa durante le vacanze per così risparmiare il più possibile in vista della scadenza del loro contratto a progetto e del timore che questo non venga rinnovato. Uno studio svolto dai sindacati ci rivela che le assunzioni a tempo indeterminato riguardano solo un lavoratore su 6, tra gli under 25 la disoccupazione è al di sopra del 30% .Nelle quasi 300.000 esperienze di stage all’anno, solo una su otto sembra destinata a concretizzarsi in una possibilità di assunzione.
 
Parlare di Dio a questa gente e portarle Speranza non è facile. Cercare di spiegare che il progetto della Provvidenza Divina, pur avendo come fine la salvezza dell’anima, vuole che ci meritiamo il suo premio impegnandoci per la Carità e la Giustizia, in un mondo dove l’ingiustizia sembra essere sempre più “normalizzata”, è impresa davvero ardua. Sono personalmente convinto che le speculazioni finanziarie e la migrazione delle industrie hanno un avuto un ruolo decisivo nell’attuale crisi economica. “Eticizzare” la produzione ed i consumi affinchè le risorse vegano distribuite in maniera più equa ed efficace deve essere la più grande priorità della nuova classe dirigente. Il benessere non deriva dall’accumulo di denaro o di potere ma dalla qualità della vita e non c’è nessuna possibilità di averne senza un sistema sociale che garantisca i diritti e le necessità umane fondamentali. 
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