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Andare via dall'Italia: 'Apriamo una pizzeria alle Canarie'

La storia di un direttore di negozi di Vasto e di un ristoratore di Santa Maria Imbaro

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Via dall’Italia per cominciare una nuova vita alle Isole Canarie.

Non è una fuga quella di Lorenzo Andreoli, di Santa Maria Imbaro, e Flaviano Trovarello, di Vasto. Il primo, dopo 12 anni, ha calato la saracinesca della sua pizzeria al taglio in centro a Lanciano; il secondo ha lasciato l’incarico da direttore di catene nazionali di negozi. A 48 anni lasciano famiglie e affetti in Abruzzo per provare a ricominciare con una nuova attività lavorativa all’estero.

«Non è un colpo di testa, non siamo impazziti», dice Flaviano Trovarello, «è l’impossibilità di trovare soddisfazione dai reciproci lavori. Non solo economica. Ero costretto a fare e a far fare ai miei collaboratori salti mortali solo per esistere e per resistere». «È stata una scelta meditata», aggiunge Lorenzo Andreoli, «ci pensavo da un paio d’anni. Sarei potuto andare avanti ancora qualche anno, ma cosa ne so quanto ci mette questo Paese a risollevarsi? Oggi ho ancora un’età accettabile e la salute mi assiste. Mia moglie è con me in questa decisione».

Flaviano e Lorenzo si sono conosciuti a gennaio: percorso lavorativo simile, stesse vedute e stessa insoddisfazione per tanto lavoro e pochi risultati. A febbraio sono partiti in cerca di un posto dove ricominciare, indecisi tra Germania e qualche isola esotica. Alla fine la scelta è caduta sull’arcipelago spagnolo, isola di Lanzarote.

«C’è un tipo di turismo meno notturno e festaiolo», spiega Lorenzo, «più per famiglie e persone di mezza età. Il progetto è di creare un brand, un format di ristoranti, che facciano pizza italiana, tre tipi di pasta al giorno e arrosticini. È una scommessa perché lì i locali propongono di tutto, ma da noi si mangerà italiano». Vantaggi fiscali, agevolazioni per chi avvia un’attività e un turismo vivo tutto l’anno: così funziona alle Canarie. Trovato il locale da prendere in affitto a febbraio, entro aprile la nuova attività dei due imprenditori aprirà, con un investimento di circa 60mila euro. Impensabile in Italia tra tassazione e cavilli burocratici. «In questa isola spagnola la volontà e il lavoro sono premiati, perché fanno il bene di tutta la collettività», spiega Flaviano, che è già a Lanzarote a gestire l’avvio della pizzeria, «hanno un semplice ma illuminato sistema fiscale che premia chi fa e non chi è, come non succede più in Italia. Ad esempio, nei primi due anni di attività un’impresa o un autonomo è tassato per il 15% circa sugli utili e a regime arriverà al massimo al 25%, mentre in Italia siamo oltre il 60%. Così chi ha voglia o bisogno di evadere qualcosa? E poi in 4 anni, se quegli utili vengono reinvestiti in altre aziende, in beni strumentali, immobili o creazione di altri posti di lavoro, si ottiene un ulteriore sconto del 90%. In Italia i sacrifici dei nostri padri e i nostri ce li stanno rubando».

«Mi ha pianto il cuore quando ho chiuso la pizzeria», racconta Lorenzo, che è ancora in Abruzzo a sbrigare varie pratiche,«l’alternativa era aprire un locale fuori da Lanciano, ormai in centro non ci sono spazi né parcheggi e la clientela è scesa, complice la crisi. Ma l’investimento non ne sarebbe valsa la pena. C’è il sacrificio enorme del distacco dalla famiglia ma mia moglie, che resterà qui con le mie ragazze, mi appoggia in questa scelta. L’auspicio è che il nostro lavoro possa permettere ai nostri figli di crescere e avere una buona istruzione, e che li renda fieri di noi».

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