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'Ombrina Mare' al largo della Costa dei Trabocchi: è ricominciata la 'battaglia'

Morandi (Rockhopper) rassicura, WWF e Legambiente non arretrano

redazione
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Il fuoco della polemica si è riacceso sul progetto 'Ombrina Mare', relativo alla realizzazione di un impianto per ricerche ed estrazioni petrolifere al largo della Costa dei Trabocchi.

Il recente via libera con prescrizioni del Ministero dell'Ambiente per l'autorizzazione fa discutere e mette ancora una volta in contrapposizione in particolare da una parte la società proponente, la Rockhopper Exploration, azienda che ha ereditato il progetto dalla Medoil Italia e dall'altra le associazioni ambientaliste (capofila della protesta).

Nel mirino di Luciano Di Tizio, delegato Abruzzo del WWF Italia, e di Giuseppe Di Marco, presidente di Legambiente Abruzzo, finiscono le dichiarazioni dell'amministratore delegato della Rockhopper, Sergio Morandi, a giudizio del quale il definitivo 'sì' a Ombrina è “una questione di credibilità dell’Italia intera”.

Morandi ha ribadito la bontà di quanto previsto, la resa in termini economici e tutte le cautele in ordine alla sicurezza per il mare e nell'ambiente. Rassicurazioni che non convincono affatto Di Tizio e Di Marco.

“E' invece più che mai necessario – sottolineano - che l’Italia ribadisca la propria credibilità respingendo al mittente un progetto osteggiato non solo dagli ambientalisti, come Morandi vorrebbe far credere, ma da una ampissima maggioranza degli abruzzesi, a cominciare dagli operatori economici che lavorano nel territorio, ben consapevoli, al di là del rischio inquinamento, dei danni che una piattaforma e una nave raffineria ferme per decenni davanti alla costa rappresenterebbero per l’Abruzzo intero. 'Ombrina Mare' – aggiungono - è un insediamento che le forze sane dell’economia regionale respingono al mittente come è stato ampiamente dimostrato in questi anni, non ultimo dalla imponente manifestazione del 13 aprile 2013 a Pescara. La Regione Abruzzo- ha fatto scelte diverse per il proprio futuro e queste scelte vorrà e dovrà difendere in sede ministeriale. Nessun comportamento diverso sarebbe comprensibile ed è ora che di questo anche Morandi prenda atto. Ed è risibile – rimarcano - la minaccia di richiesta di risarcimento danni ai politici che, facendo il loro dovere, vorranno respingere al mittente il progetto: non è mai scontato che una ipotesi di insediamento vada a buon fine, soprattutto se, come in questo caso, c’è chi pretenderebbe che i propri interessi siano a ogni costo prevalenti sugli interessi degli altri, anche se questi 'altri' sono tantissimi imprenditori di settori fondamentali per l’economia regionale (vitivinicoltura, olivicoltura, turismo, commercio...), gli ambientalisti, la chiesa”.

La conclusione: “L’Abruzzo ha già pagato un pesante dazio lasciando sfruttare il proprio territorio, come accaduto a Bussi, e non intende proseguire su questa strada foriera solo di danni: sbagliare è umano, perseverare va ben oltre i limiti dell’accettabile. La Medoil ieri, la Rockhopper oggi e chi per loro ne prendano finalmente consapevolezza. Abbiamo regalato le nostre acque (Bussi) a un modello di sviluppo novecentesco, oggi, nella consapevolezza di ciò che è stato non possiamo permetterci di consegnargli anche il nostro mare”.

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