Partecipa a Histonium.net

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

I cannoni a Palazzo d'Avalos tra abbandono ed incuria

Inascoltata la richiesta di trasferimento alla Torre Diomede del Moro

redazione
Condividi su:

In un'epoca in cui (ai più alti livelli) la memoria storica viene presa, letteralmente, a martellate c'è uno 'spaccato' vastese a ritagliarsi una piccola fetta in un panorama che è di abbandono ed incuria.

Si parla dei cannoni attualmente 'ospitati' a Palazzo d'Avalos.

Ne erano 7 in tutto che facevano parte della collezione d'armi del Castello Caldoresco di Vasto. Di questi 2 sono lasciati a terra, senza alcuna indicazione o protezione, nell'area di ingresso dei Giardini Napoletani dell'antica residenza marchesale (praticamente ignorati dai più), altri 4 sono da tempo infissi al terreno nel Cortile, mentre uno è stato donato in comodato d'uso dal Comune di Vasto (nel 2008) al Museo dell'Artiglieria dell'Aquila (dove, restaurato, è stato esposto al pubblico).

I cannoni in questione risalgono alla fine del XV secolo. Mesi addietro l'associazione Vigili del Fuoco in Congedo, proprio relativamente ai 2 presenti all'ingresso dei Giardini, ha presentato una proposta: trasferirli alla Torre Diomede del Moro, altro luogo storico di Vasto che con le recenti cure dei volontari del sodalizio e la 'supervisione' dell'ex assessore alla Cultura, architetto Francescopaolo D'Adamo, si sta rilanciando quale 'location' artistica e culturale di un certo rilievo in città.

Richiesta, fin qui, rimasta però senza risposta. “Questi cannoni – dice in merito D'Adamo – opportunamente restaurati e sistemati potrebbero essere valorizzati e, assieme agli ambienti della Torre, fungerebbero da richiamo e sicuramente stuzzicherebbero la curiosità di concittadini e turisti. Mi chiedo perché – conclude non senza amarezza l'ex assessore – continuiamo a farci male e a preferire il 'brodetto' (che pure merita considerazione) alla nostra storia e cultura. Aspettiamo solo che gli jihadisti arrivino e prendano a martellate quel poco che rimane... o sono già arrivati e non lo sappiamo?”.

Condividi su:

Seguici su Facebook