L’Amministrazione comunale di Vasto, a suo tempo, ha affidato all’urbanista Pierluigi Cervellati l’incarico di redarre il nuovo Piano particolareggiato per il Centro storico della città, ma a tutt’oggi lo strumento non ancora ha concluso il suo iter procedurale.
Il documento non è immune da critiche sollevate da più parti nel corso di questi anni, proprio perché l'argomento è vivamente dibattuto, giacché ne va della salvaguardia dell’ambiente dove vive una popolazione che più volte è stata vessata da iniziative quanto mai discutibili, partire dal famoso (e fumoso!) Piano Spagnesi, di infelice memoria.
Entriamo in argomento sulla storia delle tecniche e dei materiali che è altrettanto storia della vivibilità dell’ambiente edificato.
Se fra le esigenze della “vivibilità” e quella della “visibilità” non si trova un punto di equilibrio socialmente accettabile non si è disposti a modificarlo via via che la storia fa il suo corso, così si finisce per imbalsamare un luogo che, sempre meno vivibile, finisce per spopolarsi.
Infatti, l’equilibrio dinamico fra “vivibilità” e “visibilità” è essenziale ad evitare lo spopolamento, perché non si può vivere in edifici solo buoni da vedere, ma via via, oggi, sempre più inadatti ad abitarsi.
Fare salvo un carattere tradizionale della scena urbana è esigenza da contemperare con quella di garantire moderna vivibilità agli interni. Senza di questo, la parte storica della città finisce per ridursi a una scena buona solo per turisti, ma dietro le quinte resta un sostanziale esproprio di immobili.
In futuro, prevediamo, qualcuno troverà il modo di specularvi mediante un ritocco alla normativa urbanistica. Tempo al tempo. Certo, questo piano di recupero del centro storico non è il piano Spagnesi, ma non basta ciò a renderlo tutto accettabile.