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FALLIMENTO DELVERDE, UNDICI RICHIESTE DI RINVIO A GIUDIZIO

a cura della redazione
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Ad una svolta, a Vasto, le indagini sul fallimento della Delverde di Fara San Martino, il noto pastificio abruzzese di recente rilevato da un'altra società che nulla ha a che fare con l'inchiesta. Il pm Anna Rita Mantini, ha chiesto il rinvio a giudizio di undici persone, a vario titolo coinvolte nella complessa vicenda, strettamente collegata a quella della Fira. Secondo il magistrato vastese, che indaga da mesi con la collaborazione dei Carabinieri della Polizia Giudiziaria di Vasto e la Guardia di Finanza di Pescara, alcuni personaggi, tra cui l'ex presidente della Fira, Giancarlo Masciarelli, avrebbero ordito un disegno criminoso ben preciso per far fallire l'azienda e poi rivendere il prestigioso marchio, famoso nel mondo, ad un gruppo industriale sudamericano. Nella delicata inchiesta, nella quale sembra coinvolto anche un uomo politico abruzzese, era rimasto coinvolto Marco Picciotti, l'imprenditore di Altino che, contando sulla presunta disponibilità della Fira, era entrato in società convinto di fare un buon affare. Con Masciarelli e altri, proprio Picciotti ha subito una lunga detenzione in carcere per lo scandalo Fira e proprio ieri ha visto cessata, per quella vicenda, ogni misura coercitiva. Decisivo, per risollevare l'industria alimentare negli anni scorsi in affanno, sarebbe stato secondo la procura vastese un finanziamento a tasso agevolato da 20 milioni di euro che, passando dalla Fira, avrebbe potuto essere erogato dal Ministero delle Attività Produttive. Cosa che poi non avvenne. Una vicenda complessa, articolata in svariati passaggi azionari che vide spuntare nella partita persino una finanziaria di diritto lussemburghese. A far scattare l'inchiesta era stata la denuncia di uno dei soci, l'industriale pugliese Francesco Tamma, che aveva subodorato il presunto disegno criminoso, di cui sospettava pesantemente anche l'ex amministratore delegato, Pietro Falco Rotunno. Stretto il riserbo sui nomi dei personaggi per i quali la Mantini chiede il processo.
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