C’è l’”inadeguatezza” di Luciano Lapenna, a giudizio di Davide D’Alessandro, alla base delle continue tensioni tra Polizia Municipale e Comune di Vasto.
Commentando lo sciopero dell’altro giorno, il consigliere comunale indipendente ribadisce un concetto (“Lapenna inadeguato”) già espresso, a più riprese, in passato.
“Premesso che lo sciopero degli uomini in divisa, in qualsiasi divisa, non è mai bello da vedere ma è legale – sottolinea - questa stupida contrapposizione, questo scontro insopportabile e miserevole, che perdura da anni tra il Corpo di Vasto e l’Amministrazione Lapenna sia da addebitare all’inadeguatezza mostrata dal sindaco. Gloriarsi e parlare di sciopero flop, giocare con i numeri non è né serio né responsabile. Lapenna strumentalizza, cavalca la scarsa simpatia che i cittadini hanno nei confronti di è chiamato talvolta a multarli (per rimpinguare le casse svuotate anche dalle scelte sbagliate di Lapenna, dai tanti soldi buttati al vento dalla sua Amministrazione), a inseguirli per strada, a fermarli, a far rispettare la legge. E’ vero – aggiunge -, nel corso del tempo il settore dei Vigili Urbani ha collezionato una serie di anomalie insopportabili, soprattutto per quanto riguarda l’organizzazione interna, restituendo all’esterno un senso di scarsa presenza. E’ colpa loro? Chi li ha assunti, organizzati, promossi, resi tenenti?
A Lapenna non si chiede di contare il numero dei vigili in sciopero, ma si chiede di risolvere i problemi, di rendere efficiente un rapporto e un servizio. L’Amministrazione non può additare il vigile, squalificarlo agli occhi del cittadino. Se Lapenna riservasse l’atteggiamento che ha con i vigili ai tanti soggetti che da anni debbono centinaia di migliaia di euro al Comune, se si impegnasse a recuperare quei crediti, avrebbe più soldi per migliorare tanti servizi, per assumere chi dev’essere assunto, senza continuare a elargire assegni ad personam, a lanciare 600 mila euro dal balcone per la pista del Vallone Lebba, mai inaugurata, già fatiscente, già da rifare. Lapenna piange miseria – conclude -, ma la vera miseria è altrove”.