In quattro hanno ripreso il largo, per tre non c’è stato nulla da fare: in estrema sintesi è il bilancio dell’episodio dei sette capodogli arenatisi sulla spiaggia di Punta Penna di Vasto.
Un fatto simile era stato registrato poco meno di 5 anni fa sulle coste del Gargano (era il dicembre 2009), a Foce Varano: anche in quella occasione furono sette gli esemplari coinvolti, lo stesso numero di quelli ‘fermatisi’ dalle nostre parti.
A segnalare la straordinaria presenza, intorno alle 7, un frequentatore dell’arenile. E’ l’Ufficio Circondariale Marittimo di Punta Penna a coordinare le prime operazioni. Arriva anche il sindaco della città Luciano Lapenna. La notizia del ritrovamento viene comunicata alle autorità marittime nazionali e al Centro Studi Cetacei di Padova. Anche il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, segue la vicenda, in costante contatto con i rappresentanti istituzionali locali.
Si sono mostrate complesse e difficoltose le operazioni di salvataggio.
La marineria locale si attiva, tanti volontari - assieme a quelli del Gruppo comunale di Protezione Civile – si rendono disponibili a dare un aiuto. Un primo esemplare viene spinto al largo intorno alle 10. Altri tre del branco, purtroppo, sono invece già morti, come accertato dai medici del servizio di Veterinaria della Asl Lanciano-Vasto-Chieti. Sono le 13 quando un secondo cetaceo riesce ad essere allontanato dalla spiaggia. Passa un’ora e lo stesso salvataggio è concretizzato per ulteriori due esemplari.
“Il fatto di aver liberato alcuni capodogli - ammonisce in merito Vincenzo Olivieri, presidente Centro Studi Cetacei Onlus - non vuol dire che potranno essere salvi, perché bisognerà vedere come si comporteranno nelle prossime ore. In particolare il secondo capodoglio che è stato liberato presentava delle ferite ed aveva in bocca e tra i denti una rete da pesca”. Una sottolineatura arriva poi da Olivieri: “Encomiabile l’impegno delle persone che sono accorse da Vasto e dall'intero Abruzzo per aiutarci in questa corsa contro il tempo”.
ANALISI SUGLI ESEMPLARI MORTI – Saranno gli esperti dell’Università di Padova, coordinati dal dott. Sandro Mazzariol, ad occuparsi degli esami e della necroscopia sui cetacei morti per accertare le cause del decesso e dare maggiore ‘luce’ a quanto accaduto. Studi ed approfondimenti, precisano gli stessi esperti del settore, che potranno durare molto a lungo.