Un fugace invito in strada tra una marcia e l’altra di Aniello Vastola, responsabile tecnico del locale Club Judo, mi porta, in un assolato pomeriggio d’agosto, a partecipare ad un evento presso la Casa Lavoro di Vasto.
Ad incontrare gli internati dell’istituto in contrada Salotto il maestro di judo Giovanni Maddaloni, padre del campione olimpico Pino, medaglia d’oro a Sydney nel 2000.
La stretta amicizia saldata nel tempo da collaborazioni e grande stima reciproca tra Vastola e Maddaloni li vede uniti nel voler condividere con gli internati l’esperienza di vita dell’uomo nel difficilissimo quartiere di Scampia a Napoli.
La piena disponibilità del direttore Massimo Di Rienzo e del commissario Nicola Pellicciaro vede l’agente di Polizia Penitenziaria Mario Prete e l’educatore Lucio Di Blasio collaborare per la fattiva realizzazione dell’evento. All’incontro partecipano autorità locali, come l’assessore Anna Suriani, la dirigente scolastica Maria Pia Di Carlo e nazionali come l’onorevole Maria Amato, vicine alla realtà della neo Casa di Lavoro e con loro il parroco di San Giuseppe don Gianfranco Travaglini ed i volontari Cecilia, Franco, Liliana, Francesco e Loredana, definiti dalla stessa Amato “ausilio alla umanizzazione”.
In sala teatro i presenti sono attenti e curiosi di conoscere il personaggio Giovanni Maddaloni. In programma c'è anche la proiezione del film “L’Oro di Scampia”, diretto da Marco Pontecorvo, che vede Beppe Fiorello interpretare la storia di riscatto di un uomo, maestro di judo, e di suo figlio campione olimpico nel quartiere Vele di Scampia, sobborgo di Napoli. Un film che racconta la vita di Maddaloni, nella sua palestra, a Scampia, dove la rigida disciplina orientale con le sue sfaccettature d’umanità viene applicata per aiutare ed insegnare ”il sale della vita”.
Con un linguaggio imperioso, diretto e schietto, da uomo della Napoli dei sobborghi, Maddaloni si rivolge alla platea affermando: ”Io potevo essere uno di voi. Anche io vengo dalle vele, il mio destino forse era segnato nell’incontro di amici sbagliati in un periodo difficile della mia vita quando mio padre morì giovane a 52 anni. Mia mamma mi abbuffava di mazzate. Io ho avuto la fortuna di incontrare l’amico giusto al momento giusto. Le possibilità Dio le dà a pochi e cosi lo sport mi ha fatto incontrare le persone giuste e mi ha tenuto lontano dalla strada. Spero di dare ancora un senso con la mia presenza a Scampia, perché aiutare gli altri mi fa star bene e ho un sogno: realizzare la cittadella dello sport”. Ed ancora, con timbro sempre più sentito e forte: ”Dovete dare un futuro ai vostri nipoti, perché siamo come delle candele da spegnere e la battaglia si comincia dai bambini e dai banchi di scuola”.
“La testimonianza di Maddaloni all’interno di una struttura come la nostra - afferma il direttore Massimo Di Rienzo - valorizza le risorse positive anche in soggetti con passati e vissuti problematici dalle mancate scelte pregresse”.
Certamente l’incontro con” l’amico Maddaloni sarà stato fruttuoso per quanti, utenti della Casa di Lavoro, vogliano riflettere sulle opportunità di nuovi percorsi formativi e riabilitativi di reinserimento sociale.