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Alloggi comunali e occupazioni abusive, tra richieste di legittimità e grido di dolore

Una vicenda che rischia di trasformarsi in ‘guerra tra poveri’

a cura della redazione
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Rischia di trasformarsi in una ‘guerra tra poveri’ la questione degli alloggi comunali occupati, in auge negli ultimi giorni a Vasto, dopo il video-denuncia, che ha trovato spazio sulla piattaforma ‘You Reporter’, di un vastese assegnatario di una casa ma ritrovata occupata da un’altra famiglia.

Investito della questione, il sindaco di Vasto Luciano Lapenna ha detto di aver interessato le autorità competenti a rimettere ordine e piena legittimità in questa situazione, che dovrà avvenire con la disponibilità dell’immobile da dover garantire a chi ne ha titolo. Ma intanto, proprio alla luce del clamore che questo episodio ha determinato in città, si registra l’intervento pure di chi si è reso protagonista dell’occupazione abusiva, definita come un autentico “gesto di disperazione”.

A parlare è una giovane mamma, di 27 anni di età, con due bimbe, di 4 e 5 anni. Attraverso una lettera si rivolge direttamente a Lapenna: “Io e mio marito – scrive - siamo entrambi disoccupati. Sono più di 2 anni che facciamo avanti e indietro per il Comune per avere un aiuto. Tante promesse, e poi, usciti dalla porta, veniamo dimenticati. In parole povere, presi in giro. Anche noi come Domenico Cobea (il cittadino assegnatario dell’alloggio che ha dato vita alla protesta, ndr.), senza nulla  togliere a lui, crediamo di aver diritto e soprattutto abbiamo bisogno della sua solidarietà. Non siamo anche noi cittadini della sua città? Abbiamo presentato una regolare domanda per avere una abitazione, ma niente, ci siamo visti passare avanti da altre persone, come anche il signor Domenico Cobea che pur essendo solo con la sua compagna, ha avuto assegnata la casa prima a lui che non a noi che siamo due coniugi ma abbiamo anche due bimbe piccole e credo che i bambini vadano maggiormente tutelati. Mi permetto di dire che probabilmente c'è qualcosa che in questa amministrazione non funziona”.

Racconta poi cosa ha determinato la concretizzazione dell’abusiva occupazione la giovane manna: “Dopo aver accumulato debiti perché non riuscivamo a pagare l' affitto e dopo aver ricevuto giustamente lo sfratto da parte del proprietario di casa, per amore dei nostri figli siamo arrivati a questo gesto di disperazione e non di prepotenza. Non vogliamo assolutamente essere prepotenti e anche noi siamo solidali al signor Domenico Cobea che spero capisca che veramente avevamo una situazione disperata. Per tanto – conclude – ci rimettiamo alla sua persona, affinché non ci cacci da questo piccolo alloggio di 30 metri quadri, una cucina, un bagno ed una camera da letto dove dormiamo tutti e quattro. Un piccolo alloggio che a noi ha ridato un po’ di serenità e tanto calore. Concludo – dice infine a Lapenna - chiedendo di risolvere questa situazione, non cacciandoci, ma aiutando noi e il signor Cobea”.

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