“Non so se all’incontro pubblico convocato da Lapenna per mercoledì prossimo, il Sindaco sarà accompagnato anche da Gianni Oliva e Mirko Menna, i capisaldi del Centro Europeo Studi Rossettiani. 50 mila euro per il professore Oliva e 14 mila per il dottore Menna soltanto tra 2011 e 2012. Non so se, come afferma il Sindaco, il CESR sia un’eccellenza locale, certo i due portano a casa somme spropositate, invidiate anche da eccellenze fuori dal locale. Be’, se uno fosse il suocero dell’altro, grideremmo allo scandalo, come all’Università di Bari, dove intere famiglie hanno occupato intere ali dell’Ateneo, ma va messo in evidenza che il totale da loro percepito ammonta a circa la metà che il Comune di Vasto elargisce al Centro, 70 mila euro. Vi sembra possibile? Già Giuseppe Tagliente, nel 2008, al momento della nascita del Centro, manifestò serie perplessità sui finanziamenti, ritenendo che su 100 mila euro non si dovessero destinare 24 mila al direttore e 36 mila a tre ricercatori, lasciando solo 40 mila per le attività, stigmatizzando dunque la proporzione 60/40. Se la metà di ciò che spendiamo serve per pagare direttore e coordinatore, cosa resta per le cose da fare? Se lo Stato mandasse un milione di euro al Comune e lo stesso spendesse la metà per il compenso del Sindaco, come potrebbe funzionare l’Istituzione? Per la verità, all’inizio, il costo del CESR che, sempre secondo il Sindaco, porta il nome di Vasto nel mondo, aveva superato di gran lunga i 100 mila euro annui. Poi, qualche articolo mal digerito, alcuni miei interventi in Consiglio e la revisione di spesa, hanno abbassato le pretese del Centro, dimostrando che si possono fare le stesse cose anche con meno soldi. Ecco i principali numeri, in attesa che le singole voci di spesa (necessarie anche per farmi prendere di petto i costi dei “Giovedì Rossettiani”) mi vengano consegnate in qualità di consigliere comunale, come richiesto ormai da una settimana.
Il professore Oliva, da direttore, riscuote 22 mila euro per l’incarico dal primo gennaio 2011 al 31 dicembre dello stesso anno e 27 mila euro dal 5 marzo 2012 al 5 luglio dello stesso anno, non male per quattro mesi. Il dottore Mirko Menna, coordinatore scientifico di cotanto Centro, incassa 6 mila 750 euro per un incarico che va dal primo gennaio 2011 al 30 giugno dello stesso anno (sei mesi) e 7 mila 108 euro per un incarico che va dal primo luglio 2012 al 31 dicembre dello stesso anno (sei mesi).
Oliva, come sapete, è ordinario di Letteratura italiana alla “D’Annunzio” di Chieti. Menna è assegnista di ricerca presso lo stesso Ateneo. L’amore per Vasto, per la cultura, per Rossetti, ha consentito loro di stipulare, ormai da tanti anni, ottimi contratti senza praticare sconti. Soprattutto dal professore, in tempi di magra, con tante famiglie che, oberate da pagamenti e debiti, bussano disperate alla porta del Comune, con le saracinesche dei negozi che si abbassano definitivamente, con i professionisti di varie discipline in ginocchio, con gli operai in perenne cassa integrazione, ci saremmo aspettati un nobile gesto per la nostra città, una rinuncia al compenso, un mettersi a disposizione senza nulla pretendere. Un’eccellenza, locale o fuori dal locale, può farlo.
Comunque, ai due è doveroso chiedere molto di più di ciò che danno. Lapenna sostiene che il Centro è una perla per la comunità vastese, magari una perla dalle olive d’oro, che ci viene invidiato da tante città, ma l’ha detto anche per il Parcheggio Multipiano, regalato per trent’anni a mille euro al mese. Lapenna è un fenomeno nel mistificare la realtà, soltanto lui sa chi ce lo invidia e perché.
Io, che qualche Centro conosco e ho frequentato, ritengo che la missione del CESR debba essere diversa. E, soprattutto, ritengo che i costi, gravanti sulle spalle dei cittadini, debbano essere diversi, molto diversi. Bassi, molto più bassi. Anche perché non vorrei che Gabriele Rossetti inviasse al Centro Studi una email dall’aldilà: «Per favore, per amore del cielo e di Vasto, fate ciò che volete, ma non in mio nome».
Altri rilievi cruciali che muovo all’organizzazione, esageratamente remunerata, come dimostrato, sono i seguenti:
Il CESR viene inaugurato il 6 dicembre 2008 in seguito a delibera di Giunta n. 371 del 17/09/2008. Perché nel sito sono riportate attività anteriori a tale data? In che modo si connettono alla produzione critico-letteraria del Centro? Non sarebbe forse il caso di rimuoverle per consentire al lettore la possibilità di orientarsi correttamente?
Dove sono gli atti ufficiali che stabiliscono la collaborazione con il CESR delle Università di Napoli “Federico II”, Caen Basse – Normandie (Francia), Birmingham (Gran Bretagna), Oxford (Gran Bretagna) e Yale (U.S.A)? Tale collaborazione deve essere intesa come quella di singoli docenti del Comitato Scientifico che insegnano nei menzionati atenei? Va da sé che, nell’eventualità di tale ultimo caso, non si può parlare di partecipazione ufficiale di quelle università. L’affermazione, dunque, risulterebbe non veritiera con responsabilità del direttore e dei membri del comitato scientifico.
In che modo si può parlare della Biblioteca Digitale come prodotto del CESR se è vero che i libri dei Rossetti erano già presenti sul web nell’area di Google libri?
Dagli atti sulla trasparenza risulta che, per il Coordinamento dell’European Centre for Italian Language del CESR, c’è chi ha ottenuto dal Comune due versamenti per un totale di euro 4.500. È vero o non è vero che la signora ha rapporti familiari con uno dei membri del Comitato Scientifico, entrando così in conflitto di interessi?
Nel settore Ricerca del sito devono essere riportate solo le attività o pubblicazioni effettivamente realizzate in proprio o in collaborazione con altri Enti. Dove sono i documenti che lo testimoniano? Secondo l’art. 6 del Regolamento «il Comitato di Gestione (da non confondere con il Comitato Scientifico) ha l’obbligo di presentare, in relazione a quanto sopra, il bilancio di previsione da sottoporre all’esame e all’approvazione dell’Amministrazione Comunale, per lo stanziamento dei relativi fondi; di presentare apposita rendicontazione delle spese sostenute, con allegata relazione sulle attività svolte, entro il bimestre dell’anno successivo alla chiusura dell’esercizio finanziario; di attuare e realizzare, per quanto possibile e nell’interesse del Centro, le iniziative indicate nel sopra citato art.2)». Aspetto la consegna degli atti amministrativi. Ma in essi, ovviamente, devono essere contenuti i verbali del Comitato Scientifico che autorizzano l’esborso di denaro pubblico. Sono atti pubblici. Va da sé che nel sito dovranno essere rimosse tutte le attività o pubblicazioni che sono sprovvisti di tali requisiti.
I libri rossettiani sono pubblicati dalla casa editrice Rocco Carabba. C’è qualche legame tra la suddetta casa editrice e Oliva? Va ricordato che in una strenna autonomamente licenziata alle stampe dalla stessa editrice – sempre a cura del professore (preciso: senza alcun legame con il CESR) – è presente un saggio della nota saggista d’arte Bianca Campli. Si tratta per caso della stessa signora che ha qualche legame di famiglia con l’attuale sindaco di Vasto?
Tra le finalità del CESR è presente quella «di realizzare un archivio specializzato di documentazione su tutto ciò che esce nel mondo sui Rossetti (in italiano, inglese e in altre lingue)». Perché nel sito del CESR nulla viene detto intorno alla più importante manifestazione su Dante Gabriel Rossetti organizzata a Vasto, vale a dire l’esposizione della celeberrima Beata Beatrix e della mostra organizzata a Palazzo d’Avalos? Forse perché è stata organizzata dall’ex-assessore Francescopaolo D’Adamo? Forse perché assicurazione chiodo a chiodo del capolavoro e spedizione dalla Tate Gallery di Londra a Vasto e viceversa sono costate quanto una retribuzione annuale di Bellafronte? O forse perché i maggiori studiosi inglesi dell’arte vittoriana – Stephen Calloway (Victoria & Albert museum), Robert Upstone (Tate Gallery) e la curatrice, Jan Marsh – sono stati ospiti a Vasto senza gravare economicamente sulle casse del Comune? Quanti ricordano che D’Adamo li ha alloggiati in case di suoi amici? Già! Esiste anche un D’Adamo che punta sull’assoluta qualità e sul risparmio. Perché Lapenna non risponde di tutto questo? Perché spende e spande, salvo poi piangere miseria quando deve tassare i cittadini vastesi?