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Operazione 'Adriatico', l'infiltrazione dei clan ed il ruolo di primo piano dell'ex boss

a cura della redazione
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Ruota attorno alla figura di Lorenzo Cozzolino, 43 anni, ex boss originario di Cercola nel Napoletano, anche l’ultima maxi operazione, denominata ‘Adriatico’, messa in atto dai Carabinieri sul territorio.

Tassello di un unico puzzle, questa operazione, che si completa con altre due significative attività portate a compimento sempre dai militari dell’Arma (‘Pipistrello’ e ‘Tramonto’, risalenti al 2009 ed al 2012). Quella di ieri è arrivata al culmine di una complessa e articolata indagine, coordinata dal Procuratore Distrettuale Antimafia di L’Aquila, Fausto Cardella, e  dai sostituti Antonietta Picardi e David Mancini.

Attività investigativa partita nel 2012, dopo l'individuazione di un “sodalizio criminale di matrice camorristica attivo nell'area vastese frentana della provincia di Chieti” confermata, appunto, dagli arresti messi a segno nelle citate operazioni 'Pipistrello' e 'Tramonto’, entrambe con nel mirino proprio Lorenzo Cozzolino, elemento di primaria importanza di una fazione scissionista del clan campano Vollaro. Il boss del Napoletano, dopo un’iniziale permanenza a Vasto, si era stabilito a Gissi, già nel 2002, insieme alla convivente Italia Belsole, figlia di Attilio, esponente di spicco dello stesso clan. Permanenza che gli ha permesso di mettere in piedi in zona una ramificata organizzazione criminale insieme ad affiliati di altri clan camorristici dell'area napoletana: Fabio Martusciello (clan Cimmino), Marco Mango e Rosario Di Bello (clan di Lauro), fuggiti dalle guerre di camorra in terra natìa. Come evidenziato dalla Direzione Distrettuale Antimafia dell'Aquila il sodalizio “formava un agguerrito gruppo criminale, gerarchicamente strutturato, in grado di gestire con modalità tipicamente mafiose una pluralità di attività illecite, principalmente legate al narcotraffico e al controllo delle piazze di spaccio nell’area compresa tra Francavilla, Vasto, San Salvo e altri comuni del Chietino, ove estendeva progressivamente la propria influenza sulla eterogenea e meno strutturata criminalità autoctona”. Tra il 2003 e il 2008, ma anche in altre circostanze successive, l'organizzazione di Cozzolino si è resa esecutrice o mandante “di numerosi atti di intimidazione, tentati omicidi e incendi di autovetture e beni immobili; tali atti violenti sono stati anche rivolti ad alcuni appartenenti alle forze dell’ordine e loro familiari”. E, sebbene arrivato da poco sul territorio Vastese, il camorrista era riuscito in breve a scalzare le resistenze di alcuni rom stanziali, principali ‘titolari’ dello spaccio di droga nell’area del Vastese, assoggettandoli alla propria egemonia.

LA COLLABORAZIONE - Nel febbraio 2012, dopo gli arresti dell'operazione 'Tramonto' (nella quale arrestate 63 persone per traffico di stupefacenti e detenzione di armi), Cozzolino e Belsole, considerati ai vertici del sodalizio criminale, hanno iniziato a collaborare con la giustizia rendendo dichiarazioni alle Dda di L'Aquila e Napoli. Grazie ad esse gli inquirenti hanno potuto così 'aggiornare' lo scenario e la portata del fenomeno criminale, potendo fare conto su altri preziosi riferimenti. E quello venuto fuori è un quadro dettagliato che ha confermato i sospetti degli inquirenti nel documentare la nascita e la formazione del gruppo criminale e le innumerevoli attività illecite perpetrate. Aspetti preoccupanti le modalità, tipicamente mafiose, di affermazione sul territorio, attraverso il sistematico ricorso alla violenza, ad attentati dinamitardi, a conflitti a fuoco, a pestaggi e ad altre gravi forme di intimidazione, perpetrate, sia all’interno del sodalizio per consolidare le gerarchie interne, sia all’esterno per estendere la propria supremazia sul territorio; ed ancora il sostentamento degli affiliati detenuti e dei loro familiari, di cui l’organizzazione si faceva carico disponendo, alternativamente, l’erogazione della cosiddetta “settimana”, o cancellando eventuali debiti contratti; la disponibilità di armi da fuoco, a volta utilizzate con estrema disinvoltura anche in luoghi pubblici molto frequentati, con i conseguenti rischi per l’incolumità dei passanti; l’utilizzo di diversi canali, sia nazionali che esteri, per l’approvvigionamento della droga, nonché i contatti mantenuti da Cozzolino con referenti calabresi e con noti narcotrafficanti di cocaina stanziali in Olanda e Germania.

VENERDI’ SCORSO  NUOVA UDIENZA A VASTO – Appena venerdì scorso Lorenzo Cozzolino e Italia Belsole erano stati a Vasto, in Tribunale, per prendere parte ad una nuova udienza nell’ambito del processo ‘Tramonto’. I due erano arrivati, separatamente e scortati da una folta schiera di forze dell’ordine, in un palazzo di giustizia presentatosi ‘blindato’ per l’occasione.

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