La Corte costituzionale ha detto 'no'.
La Consulta ha dichiarato inammissibile la richiesta, presentata da nove consigli regionali, quello d'Abruzzo in prima fila, di referendum abrogativo della riforma della geografia giudiziaria che prevede la soppressione di numerosi Tribunali cosiddetti 'piccoli', di città non di provincia, e tra i quali anche Vasto (in Abruzzo assieme a Lanciano, Sulmona ed Avezzano).
A chiedere il referendum sulla riforma attuata dal governo Monti e poi portata avanti dal successivo esecutivo Letta, erano state le regioni Abruzzo, Piemonte, Marche, Puglia, Friuli Venezia Giulia,Campania, Liguria, Basilicata e Calabria, accomunate dall'idea che la riforma più che efficienza e risparmi, produca disservizi e penalizzi i cittadini.
Veniva sollecitato un pronunciamento degli elettori sia sull'abrogazione della delega data al governo per la riforma (e contenuta nell'articolo 1 del decreto legge 13 del 2011 contenente misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e lo sviluppo) sia sui successivi decreti legislativi (del settembre 2012) con i quali si era dato corpo alla nuova organizzazione di tribunali, procure e uffici del giudice di pace.
A dare la notizia della bocciatura è la stessa Consulta con una nota nella quale viene rimarcato che «la sentenza sarà depositata entro i termini previsti dalla legge».
'Doccia fredda' per le aspettative nel territorio arrivata a poco dalla conclusione dell'assemblea pubblica convocata in Tribunale a Vasto proprio per fare luce sulla situazione attuale e, soprattutto, sulle prospettive con la prevista soppressione della sede giudiziaria cittadina programmata per il 2015. All'assemblea, convocata su iniziativa del Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Vasto presieduto da Nicola Artese, e tenutasi nell'Aula Magna del Palazzo di Giustizia di via Bachelet, hanno preso parte diversi legali del locale Foro, consiglieri regionali, alcuni sindaci ed amministratori del territorio.