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Tutela delle tombe storiche del cimitero: Italia Nostra raccoglie l'appello

L'intervento del responsabile della sezione del territorio Davide Aquilano

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Forse per pudore o per mera scelta di gusto, nell’introdurre il suo recente intervento sul Cimitero di Vasto con una citazione tratta dal Satyricon di Petronio, l’amico Luigi Murolo ha preferito non andare oltre la ferma richiesta di Trimalchione: “HOC MONUMENTUM HEREDEM NON SEQUATUR”. Le parole che egli aggiunge proseguendo nel discorso che tiene per i suoi commensali, ricco di luoghi comuni e di un sano senso pratico tipico dell’uomo che si è fatto da sé, ci consentono di constatare che le preoccupazioni dei vivi ed i problemi gravitanti attorno alla “tomba” duemila anni fa, oggi, nella sostanza, non sono cambiati affatto: 

“HOC MONUMENTUM HEREDEM NON SEQUATUR. Ceterum erit mihi curae, ut testamento caveam ne mortuus iniuriam accipiam. Praeponam enim unum ex libertis sepulchro meo custodiae causa, ne in monumentum meum populus cacatum currat.”.

“QUESTA TOMBA NON PASSI AGLI EREDI. Inoltre, sarà mia cura assicurarmi, tramite testamento, che nessuno mi rechi offesa da morto. Infatti, disporrò che a guardia del sepolcro ci sia sempre uno dei miei liberti, per evitare che la gente vada a cacarci sopra”.

Quello che i Trimalchioni di duemila anni fa non avevano la capacità di prevedere nella loro pratica, ma ingenua e ridotta visione del tempo e della storia, è che della stragrande maggioranza dei loro monumenta oggi non esiste traccia. Oppure, esiste ancora il monumentum - come il misero rudere in via di sgretolamento in via Bosco o la ben più salda struttura cristianizzata con l’intitolazione alla Madonna del Soccorso lungo via Ciccarone - ma non il nome del proprietario. Lo stesso sta accadendo per le tombe storiche del Cimitero di Vasto, alcune delle quali sono state persino smembrate, asportate, coperte da altre tombe o distrutte, come hanno potuto verificare di persona le decine di partecipanti all’interessante e piacevole visita guidata che il 29 ottobre il prof. Luigi Murolo ha animato alla scoperta delle “Tombe Storiche di Vasto”.
Quello che personalmente posso affermare, permettendomi anche di interpretare il pensiero maturato in coloro che hanno partecipato alla recente e dotta visita-conversazione, è che le tombe storiche appartengono di diritto e senza alcun dubbio a quel patrimonio culturale che forma l’identità di una comunità. E’ per questo motivo che la denuncia e l’appello del prof. Murolo vanno condivisi, elevandoli, se possibile, ad un grado superiore a quello dell’indignazione: la sezione di Italia Nostra del Vastese, accogliendo le parole sdegnate e talora disperate del prof. Murolo, si impegna a mettere in atto tutte le azioni utili alla tutela ed alla diffusione delle conoscenze delle testimonianze storiche ed artistiche presenti nel Cimitero di Vasto, collaborare col Comune, che senz’altro non potrà non accogliere le nostre richieste “di civiltà”, che sono poi, nella sostanza, quelle del prof. Murolo.

Mi piace concludere con una delle suggestioni personali evocate dalla visita guidata del 29 ottobre e che, guarda caso, ha a che fare proprio col discorso che l’arricchito  Trimalchione fa ai suoi commensali sulla morte in generale e sul suo monumentum. Si trova qualche rigo di testo dopo la citazione riportata sopra: Trimalchione descrive analiticamente al suo amico scultore Abinna come vuole che questi esegua la decorazione della sua tomba e tra le tante cose pretende la raffigurazione di un horologium. E’ molto più probabile che Trimalchione intendesse un orologio a meridiana piuttosto che una clessidra ad acqua. Si trattava, ad ogni modo, di uno strumento usato per misurare il tempo, come quella clessidra scolpita sulla lapide funeraria di Domenico del Torto (1803-1865), allocata nel famedio di Mezzogiorno. Sarà anche un simbolo massonico, ma la vista della clessidra a me, personalmente, ha richiamato alla mente Trimalchione e la sua paura del tempo che scorre come l’acqua o la sabbia all’interno dello strumento misuratore.

Il cimitero è il luogo delle suggestioni per antonomasia, ma le tombe storiche vanno al di là dell’ovvio “Vagar… su l’orme che vanno al nulla eterno” o che conducono all’Eterno, perché – in virtù di quel repertorio sterminato di citazioni colte scritte e/o scolpite, riferimenti letterari, allusioni filosofico-teologiche di cui sono ancora portatrici - arricchiscono smisuratamente le possibilità evocative in rapporto alla cultura, alla sensibilità ed alle conoscenze del viator e di qualche raro parente che ancora intrattiene col defunto “storico” una “celeste …corrispondenza d’amorosi sensi”. 

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