"Non abbiamo la possibilità di accedere ai laboratori di meccanica, i computer che ci sono, essendo vecchissimi, quando si accendono non reggono per più di tre quarti d'ora, si surriscaldano e si spengono; i programmi che dovremmo imparare ad utilizzare non vengono aggiornati e in ballo c'è il nostro futuro."
Queste le dichiarazioni rilasciate da Alessandro Nocciolino e Carmelo Schiavone questa mattina, dopo lo sciopero organizzato dal 5°A Meccanica dell'Itis di Vasto, per protestare contro la chiusura e il mancato utilizzo dei laboratori ad essi destinati. Ad appoggiare la protesta dei ragazzi più grandi, maggiormente preoccupati perchè in direttura d'arrivo verso il mondo del lavoro, anche gli studenti del 3° e 4° anno, sempre del ramo di specializzazione Meccanica, che, pur avendo speranza nel miglioramento, vivono il probelma da vicino.
I laboratori nfatti, sono chiusi da ben tre anni, nonostante il pagamento delle spese per il loro mantenimento contnuino ad essere pagate dagli studenti (con cifre che si aggirano intorno ai 90-120 euro l'anno ciascuno). I laboratori di informatica e chimica, però, non sono nelle stesse condizioni anzi, il primo è dotato di computer anche abbastanza nuovi e il secondo è altrettanto attivo e accessibile.
"Il laboratorio di meccanica, invece, è stato abbandonato a se stesso e noi ci ritroviamo a doverne pagare le conseguenze sia in termini economici che, soprattutto, in termini di formazione."
II preside dell'istituto, il prof. Rocco Ciafarone, ha cercato di rassicurare gli studenti affermando di aver fatto e di continuare a fare il posibile affinchè l'accesso ai laboratori di meccanica non sia solo una speranza ma si attui nel più breve tempo possibile, probabilmente entro dicembre.
Un istituto tecnico, come tutti sanno, dovrebbe avere come scopo principale quello di formare gli studenti in quelle delle discipline che, proprio attraverso le ore di laboratorio e di messa in pratica di quanto studiato in teoria, consentano loro di avere una carta in più da sfruttare una volta entrati nel mondo lavorativo.
Ma il precariato che ormai invade il sistema economico, le istituzioni e, di conseguenza, anche la formazione dei giovani che rappresentano il futuro reale di questo Paese, continua inevitabilmente a produrre precariato.