I presidi a oltranza sotto il capannone della Silda Invest, fu Golden Lady, sono iniziati ieri pomeriggio. I lavoratori hanno stabilito turni notturni da 6 ore e di 4 durante il giorno. Ogni turno è composto da una quindicina di dipendenti.
Ieri sera abbiamo fatto visita al turno 18-mezzanotte.
Nonostante – come avevano scritto anche su un cartello di protesta – abbiano perso ‘calze, scarpe e lavoro’ non hanno smarrito la forza per scherzare e sdrammatizzare quelle ore passate a difendere il proprio futuro.
La Silda Invest, infatti, ha approfittato della manifestazione di giovedì scorso sotto la sede regionale a Pescara per far uscire oltre 200 paia di stivali e scarpe in direzione Napoli. Ci ha riprovato ieri mattina e nel primo pomeriggio, ma questa volta i tir sono tornati indietro senza carico. Altissimi i momenti di tensione; grazie ai Carabinieri di Gissi si è evitato che la situazione degenerasse, anche perché è stato tentato più volte di far uscire materiale dallo stabilimento mediante uscite secondarie e ‘meno in vista’.
Con i dipendenti licenziati ieri c’è anche uno degli storici custodi. Insieme ai colleghi (altri tre) è l’unico a essere ancora assunto dalla Golden Lady.
In attesa del cambio turno si parla un po’ di tutto, ma i discorsi tornano inevitabilmente sulla situazione lavorativa. «Abbiamo comprato il posto di lavoro con 10.800 euro (il contributo che la Golden ha versato alla Silda per ogni operaio, NdA) con il risultato di non avere più né la buonuscita, né il lavoro. Vogliamo sapere chi lo ha permesso. Noi nei confronti dell’azienda ci siamo comportati da signori fino all’ultimo giorno».
È difficile non tornare con i ricordi ai ‘bei tempi’ di Nerino Grassi. Un’avventura, quella del colosso dei collant e delle calze, iniziata nel 1990, quando si insediò a Gissi rilevando lo stabilimento tessile già presente e realizzando i maxi-capannoni presenti ancora oggi.
«Una fila interminabile di macchine per cucire – raccontano – Circa mille, pensate che nel periodo di massima espansione eravamo in 800 e solo da questo stabilimento uscivano 2 milioni e 300mila paia di calze a settimana. Questo è stato da subito uno stabilimento moderno rispetto agli altri di tutto il Vastese. Avevamo, ad esempio, aria condizionata d’estate e riscaldamento d’inverno».
Qualcuno ricorda ancora la volontà di espansione di qualche anno fa, quando la proprietà pensava di iniziare alcune lavorazioni che oggi vengono fatte in Serbia: «Nerino Grassi venne con il sindaco di Gissi per vedere l’area per costruire il nuovo capannone, ma poi evidentemente cambiò idea».
Chi oggi si trova a dover presidiare per evitare una nuova fuga dei proprietari ha lavorato gratis nei mesi scorsi, una circostanza, questa, che smentisce con i fatti le voci sulla scarsa volontà di lavorare degli ex Golden Lady: «Come possiamo non ricordare tutte le illazioni sul nostro assenteismo? Queste sono iniziate a circolare quando Grassi aveva già deciso di espatriare ed era alla ricerca di un pretesto per farlo. Per Grassi erano assenteisti anche coloro che stavano a casa in malattia con tanto di certificato medico».
Il presidio non è mai solo. I lavoratori che faranno altri turni, quelli di aziende vicine si fermano per portare solidarietà e qualche bevanda.
Insomma, sotto le stelle, si attende a lungo il passare delle ore con la speranza di non dover fronteggiare un nuovo tentativo di portare via scarpe e materiale e di avere presto delle risposte.
Intanto, lunedì la maggior parte dei 160 dipendenti circa andrà all’Inps per richiedere la messa in mobilità .