È arrivata questa mattina all’Istituto superiore Palizzi di Vasto la Carovana antimafie 2013, iniziativa di carattere internazionale promossa da Avviso Pubblico, Arci, Libera ed enti locali. È il terzo anno consecutivo che la nostra città viene coinvolta dal progetto, ed è l’unica tappa in Abruzzo. L’iniziativa a Vasto è promossa dal locale circolo Arci, dal presidio vastese di Libera intitolato a Rosario Livatino e dalla Consulta giovanile.
Si tratta di un calendario di appuntamenti itineranti volti a sensibilizzare la popolazione sul tema della lotta alle mafie e dell’educazione alla legalità.
Il benvenuto ai membri della Carovana è stato dato dal preside Gaetano Fuiano che, dopo aver citato Don Ciotti, ha spiegato ai ragazzi come l’educazione e la formazione rendano libere le persone, fornendo gli strumenti per opporsi agli abusi di potere. Una spinta a informarsi e studiare per cercare di capire i fatti e non restare immobili.
“Ammonta a 500miliardi di euro la somma sottratta ogni anno allo Stato dalle attività illegali”, ha esordito Lino Salvatorelli dell’Arci, introducendo il tema dell’incontro: i beni confiscati alla malavita, i problemi e le necessità legate al loro riutilizzo. “Secondo un censimento di gennaio 2013 sono oltre 12.900 i beni sequestrati, di cui circa 11mila sono immobili”, purtroppo molti ancora gestiti dai malviventi.
Naturale il riferimento alla villa in zona Incoronata sequestrata a una famiglia che gestiva lo spaccio di droga e poi affidata al Comune: “Sarà trasformata in una Casa famiglia, servono delle modifiche per metterla a norma, mi auguro si riesca a farle in pochi mesi”, ha spiegato l’assessore Marco Marra. In sala anche esponenti della Cgil: “Con Libera, Arci e altre associazioni stiamo raccogliendo le firme per una proposta di legge per limitare le lungaggini burocratiche nelle procedure di sequestro e accelerare i tempi di riaffidamento dei beni confiscati”, ha detto Antonio Iovito della Cgil.
Sulle difficoltà di gestire i beni si è soffermato Marco Cortesi della Carovana: “Purtroppo spesso gli immobili vengono affidati a Comuni che non hanno i soldi per ristrutturarli, ma anche per le cooperative affidatarie sovente è difficile sostenerne economicamente il mantenimento. Come pure per quelle che coltivano terreni confiscati è arduo essere competitive, spesso non hanno accesso neanche ai prestiti dalle banche”.
“In Italia mancano risorse e forze per gestire i beni sequestrati, che spesso rimangono nelle mani dei malviventi che continuano a guadagnarci. Il problema non sono solo gli immobili – ha aggiunto l’altro membro della Carovana, Dario De Benedetto -: ci sono anche aziende in cui lavora gente che con la malavita non ha nulla a che fare. Bisogna fare in modo che quando queste attività vengono sequestrate il lavoro sia assicurato a quelle persone. L’amministrazione giudiziaria deve far in modo che l’impresa continui a produrre e sia competitiva. Spesso sono gli stessi lavoratori che creano cooperative e mandano avanti l’azienda, ma non può essere lasciato tutto solo sulla loro capacità di reagire. Le aziende devono diventare risorsa per il territorio, e ciò deve essere istituzionalizzato”.
Più volte è stato ribadito l’invito ai ragazzi ad essere attivi e responsabili: “La denuncia delle illegalità è un atto civile che ci restituisce la dignità e permette di tutelare territorio e comunità”, ha detto Marra. “Dobbiamo fare ognuno la nostra parte per non rimanere sempre sotto al potere – ha detto Francesco Del Viscio di Libera –. Le mafie ci risucchiano la vita, ci tolgono la possibilità di scegliere. Ma se si rimane indietro e ci si volta dall’altra parte, poi non ci si può lamentare”.
In programma per oggi pomeriggio, dalle 16 alle 18, tavola rotonda al centro Informagiovani.