Una proposta di legge regionale per bloccare ‘la deriva petrolifera’ dell’Abruzzo, che intervenga sul nocciolo del problema, restituendo potere decisionale alle Regioni: è l’iniziativa presentata oggi in conferenza stampa dall’ex senatore della Repubblica Angelo Orlando, dall’assessore comunale Marco Marra, dal consigliere provinciale Nicola Tinari e da quello comunale di Guardiagrele Gianluca Primavera.
Il problema, ha spiegato dettagliatamente Orlando, è legato all’articolo 29 del decreto legislativo 112 del 1998, il quale ripartiva, per quanto concerne piattaforme, raffinerie ed elettrodotti, le competenze e le funzioni tra i diversi livelli istituzionali, affidando allo Stato la gestione del mare. Con l’accordo sottoscritto dalla conferenza Stato-Regioni del 24 aprile 2001 viene affidata allo Stato anche la gestione della terraferma. “Tutta la faccenda – ha sottolineato l’ex senatore – viene gestita da un punto di vista amministrativo tramite un mostro costruito appositamente, l’Unmig, un ufficio che regola i processi in modo autonomo. Le procedure quindi passano lontano dalla politica e viaggiano solo tra gli uffici. Tutto è regolato dalla disciplina dell’Unmig, che negli ultimi due anni ha subito una serie di semplificazioni”.
Quindi ben venga la manifestazione di protesta fissata per domani a Pescara, ma per risolvere definitivamente la questione occorre intervenire alla base del problema, hanno ribadito: su quel provvedimento che toglie potere agli enti locali. Anche perché, ha aggiunto Orlando, il nuovo testo del Titolo V sostituisce l’interesse nazionale a un principio di leale collaborazione tra Stato e Regioni. Ecco quindi che il disegno di legge di modifica dell’articolo 29 del D. Lgs 112 chiede di “coinvolgere in maniera più esplicita le Regioni interessate e dare loro un potere decisionale che non hanno, facendo in modo che possano esprimere un motivato dissenso, vincolante ai fini del rilascio delle autorizzazioni”.
“L’articolo 29 del D. Lgs 112 viene occultato da tutti, fanno finta che non esista, ma quello è il nocciolo del problema. E le Regioni che hanno dato potere allo Stato sulla terraferma con la conferenza Stato-Regioni, ora modifichino quell’intesa e si riprendano il potere”, hanno insistito più volte.
Grazie alle prerogative offerte dall'articolo 121 della Costituzione italiana e dall’articolo 31 dello Statuto della Regione Abruzzo, che consentono di sottoporre alla Regione una proposta di legge da inoltrare alle Camere, i consiglieri comunali e provinciali presenti, insieme a Paola Cianci di Vasto e Andrea Natale di Fossacesia (assenti ma sostenitori dell’iniziativa), presenteranno una proposta di delibera con il dettato normativo da modificare. Cercheranno quindi di coinvolgere anche altri centri del territorio “fino ad arrivare alla proposta di legge regionale – ha spiegato Marra –. È un atto politico forte. A quel punto si vedrà la vera volontà della Regione di intervenire per risolvere la faccenda.La manifestazione di domani a Pescara è importante per sensibilizzare sul problema; ma chiedere di tornare a trivellare a 16 miglia dalla coste non basta, perché il petrolio qui non lo vuole nessuno”.
Orlando he tenuto inoltre a precisare che quella degli impianti petroliferi è una questione che tocca gran parte dell'Abruzzo: tra le concessioni per mare e quelle per terra sono 225 i Comuni interessati da progetti presentati dal 1998 a oggi, molti dei quali sconosciuti, per circa 1 milione di abitanti, l’80% della popolazione regionale.