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Un ricordo di Mario Iubatti, la 'quintessenza del Vigile Urbano'

La testimonianza dell'ex sindaco e consigliere regionale Peppino Tagliente

a cura della redazione
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Sono stati celebrati venerdì pomeriggio, nella chiesa di Maria Santissima Incoronata a Vasto, i funerali di Mario Iubatti, scomparso all'età di 76 anni, storico Vigile Urbano in città.

Nelle parole che seguono un ricordo personale dell'ex sindaco e consigliere regionale Peppino Tagliente.

Per gli adolescenti della mia generazione Mario Jubatti ha rappresentato la quintessenza del vigile urbano, l’immagine stessa, nei suoi aspetti sacrali come caricaturali, dell’Autorità. Non c’era marachella, bravata, guasconata, nessuna innocente giovanile infrazione alle regole, come lo scavalcar di notte la recinzione della villa comunale per andare a pesca dei pesci nel laghetto; giocare in piazza a la jondacavalle; tirar di fionda ai piccioni della Torre di Bassano o entrare in un giardino per rubare frutti nella bella stagione, che non risvegliasse in qualcuno di noi un senso di colpa che si manifestava con un immancabile Attenti a Iubatti!, Guai se ci vede Iubatti; Si c’acchiappe Iubatti sso’ cavoli! 

Mario Iubatti era il vigile per antonomasia, insomma, la sineddoche, la parte per indicare il tutto dell’intero Corpo dei Vigili Urbani di Vasto, allora comandato da Ottorino Cieri e questo privilegio gli derivava dalla maestà del suo portamento; dall’incedere “a passi tardi e lenti”; dal modo impeccabile con cui indossava l’uniforme; dall’uso frequentissimo del fischietto che stridulamente freddava qualsiasi persona in difetto; dall’imperioso quanto allora inusuale Lei con cui affrontava i malcapitati. Dietro questa immagine, che richiamava sotto certi aspetti il personaggio cinematografico interpretato da Alberto Sordi, s’avvertiva, però l’uomo Iubatti, che sapeva essere buono e che riusciva ad ironizzare anche sulla parte (spesso ingrata) che il destino lo aveva chiamato a svolgere.

Ne ho avuto una personale conferma un giorno di tanti anni fa quando, al termine di una gara di salti fatti nel tentativo di strappare le foglie più alte dagli alberi allineati sul Corso, mi si parò dinanzi stoppandomi con una battuta che mi mise all’improvviso di fronte alla penosa prospettiva di dover far pagare una multa salatissima a mio padre e di ricevere una punizione di quelle che oggi non s’usano più. - Lei sa quanto costa quella foglia? –  mi disse con una voce che mi sembrò quella del Padre Eterno del Vecchio Testamento che ferma la mano di Abramo, ma alla vista del terrore che mi serrava la gola impedendomi di rispondere e mi schizzava fuori dalle orbite, abbozzò però un sorriso e si allontanò con il suo passo flemmatico ed elegante lasciandomi tremante e stupito. Iubatti era così e quando, anni dopo, lo ebbi da sindaco come dipendente mi diede altre conferme della  naturale generosità che si nascondeva dietro quella scorza di duro vigilatore  e della versatilità del carattere e dei suoi  interessi, tra cui spiccavano soprattutto la filatelia ed il collezionismo di vecchie immagini cittadine, a riprova di una sensibilità e di una curiosità intellettuale che non avrei mai sospettato anni prima.

Adesso che Sora Nostra Morte Corporale da la quale nullu homo vivente pò skappare lo ha rapito, sento di aver perso uno di quei personaggi che hanno fatto la Vasto che mi accompagna nella memoria ed amo dal profondo del cuore, e mi piace pensare che i vastesi, almeno quelli della mia stessa età, abbiano la medesima mia pena.         

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