Si fa sempre più pesante questa crisi, un macigno che travolge ogni giorno nuove famiglie, che solo pochi mesi vivevano una tranquilla quotidianità, e schiaccia quelle fasce più deboli della società che già prima dovevano affrontare una vita al margine. Persone con problemi psichici rimaste sole, senza sostentamenti e spesso neanche una casa; donne e uomini dimenticati dai più, che hanno bisogno di aiuto ma non sanno come chiederlo; giovani con disturbi ma di un’età che non assicura più il diritto al supporto dello Stato.
Situazioni gravi anche nel nostro territorio, che a volte rimangono nascoste: ne sanno qualcosa responsabili e volontari della Caritas, parroci e gli altri che operano nel sociale.
Sono molte ad esempio le famiglie in difficoltà che si rivolgono al centro di ascolto Caritas di Vasto: “Chi viene qui spesso non sa neanche come funzionano le istituzioni e la società di cui fanno parte, sono degli emarginati che spesso vivono in condizioni estreme. Non parliamo solo di stranieri, ci sono anche parecchi italiani – spiega una volontaria -. Sono persone con disagi, anche relazionali, hanno problemi psicologici, giudiziari, di salute, alcool, tossicodipendenza. Tanti sono senza lavoro, perso a causa della crisi. Capitano spesso famiglie sfrattate perché non riescono a pagare gli affitti o chi per sostenere il mutuo non sa dove trovare i soldi per mangiare”.
Ci sono storie che sembrano assurde ai giorni nostri, come quelle di famiglie con bambini costrette a vivere per mesi senza gas perché non riescono a pagare le bollette, così al freddo si ammalano ma non hanno denaro per le cure. C’è poi chi è rimasto a lungo senza luce, o chi addirittura ha vissuto in auto. La Caritas di Vasto ha registrato 368 famiglie che si sono rivolte al centro di ascolto dagli ultimi mesi del 2009 (quando ha aperto) ad oggi: passando da 158 del 2010 a 264 nel 2011 e 326 nel 2012. Circa il 65-70% è composto da stranieri, di cui la maggior parte sono rumeni, poi marocchini, macedoni e a seguire altre nazionalità. “Più che un aumento del numero di nuovi iscritti – spiegano – nell’ultimo anno abbiamo visto una maggiore richiesta da parte delle stesse famiglie, sia italiane che straniere. L’età media è tra 40 e 60 anni, ma tra gli immigrati ci sono molte coppie giovani con bambini: a Vasto non ci sono ancora seconde generazioni di stranieri”. Che le domande d’aiuto crescano lo conferma il fatto che di recente la Caritas ha dovuto sospendere il contributo per le utenze, perché non riusciva a soddisfare tutti, e impiega quei fondi per l’acquisto di beni per il banco alimentare.
Il centro d’ascolto fotografa però una parte della realtà, perché poi ci sono quelli, e sono tanti, che si vergognano ad andare lì e bussano alla porta dei parroci. “Molte persone, e sono sempre più numerose, si rivolgono direttamente a noi - dice un sacerdote della città -, soprattutto italiani che fino a poco tempo fa stavano bene e ora hanno perso il lavoro. Fanno fatica a chiedere aiuto, spesso vengono di nascosto dai membri della famiglia. Molti sono genitori di 60 anni rimasti disoccupati, con figli a casa di 30 senza lavoro”.
Nell’ultimo anno è cresciuto anche il numero di coloro che ricorrono alla mensa Caritas per un pasto caldo, perché rimasti soli, sovente con problemi fisici e psichici e non in grado di prendersi cura di se stessi. Sono una quarantina quelli che usufruiscono di questo servizio, mentre una decina risiede presso il dormitorio Domus pacis perché senza alloggio. Anche in questo caso il numero è aumentato negli ultimi tempi.
Sono persone trascurate spesso da istituzioni e strutture sanitarie. Come ci spiegano dalla Caritas, “i servizi sono carenti e non mirati. Prima c’erano i centri diurni e altri progetti, ma con i tagli al sociale sono stati chiusi e così non c’è più il supporto per i tanti che avevano disturbi, anche seri”. Ci sono persone affidate ai sacerdoti dai servizi sanitari per brevi periodi, in attesa di una sistemazione adeguata che poi però non arriva mai. Gli anni passano e restano a carico del prete e della Caritas.
Poi ci sono i ragazzi con ritardi o disturbi che hanno superato l’età scolare, hanno una famiglia ma per via del lavoro non si può occupare a tempo pieno di loro e non trovano una aiuto nei servizi. Per loro, come per quelli che risiedono al dormitorio, da oltre un anno è stata avviata la fattoria sociale Il recinto di Michea. Sono una quindicina tra giovani e meno giovani quelli che ogni mattina si recano alla cascina, dove il responsabile della Caritas, una volontaria fissa e altri che spesso danno una mano, si occupano di loro con attività di vario tipo. Cinque hanno una casa in cui tornare, la maggior parte no, tra loro alcuni ex detenuti. È un tentativo di dare una risposta ad alcuni dei problemi che nella società non trovano soluzione; un progetto che si basa, come la mensa, il dormitorio e il centro di ascolto, sull’impegno di tanti volontari. Un’iniziativa che giorno dopo giorno cresce tra le mille difficoltà di un’attività senza contributi.
Che la situazione delle famiglie vastesi sia peggiorata lo confermano anche dai servizi sociali del Comune: “Le richieste di aiuto aumentano: nel 2012 abbiamo dato il sussidio a 153 famiglie, nei primi tre mesi del 2013 siamo già a 65”. La causa principale è la perdita del lavoro: “Sono spesso famiglie giovani con figli e cresce il numero d’italiani. Quest’anno facendo salti mortali abbiamo fornito gli stessi servizi di quello passato, ma la situazione è critica, a livello di fondi da Regione e Stato c’è il caos: ad esempio non abbiamo avuto i finanziamenti per il piano per la non autosufficienza”. Il quadro generale non appare quindi rassicurante, ma l’impegno dei volontari permette quanto meno di tamponare parte delle emergenze.