Un parto cesareo d'urgenza e un'operazione al cuore per riparare un aneurisma dissecante dell'aorta a una gestante.
È l'eccezionale doppio intervento eseguito da un team di ginecologi e cardiochirurghi dell'ospedale di Chieti, il secondo in pochi mesi, che ha permesso di salvare la vita a una donna alla 34ª settimana di gravidanza, e al suo bambino.
Dal 1983 a oggi si contano circa 40 casi simili in Italia, spesso con gravi conseguenze: 30 per cento di mortalità del feto e 15 per cento della mamma.
In Abruzzo è la terza volta che un intervento simile viene eseguito con successo in appena due anni, a riprova dell'alta professionalità dei medici abruzzesi e di una sanità che sa esprimere le eccellenze.
La donna, alla 34ª settimana di gravidanza, è stata ricoverata all'ospedale di Chieti lo scorso 1° febbraio per un forte dolore toracico: appena avuta certezza della diagnosi dell'aneurisma sono state organizzate in sala operatoria le equipe di ginecologia del dottor Luciano Di Tizio, assistito da Alessandro Santarelli, e quella di cardiochirurgia del dottor Carlo Canosa, assistito dal dottor Bruno Chiappini, per un intervento durato tutta la notte.
Mentre veniva effettuato il cesareo per far nascere il bimbo, il team di cardiochirurghi salvava la vita della donna, effettuando la sostituzione dell'aorta e della valvola aortica. Dopo un periodo di degenza nel reparto di Cardiochirurgia e Neonatologia mamma e figlio sono stati dimessi.
Gli altri due casi abruzzesi della doppia operazione con esito positivo per mamma e feto risalgono al settembre 2011 e all'ottobre 2012: il primo all'ospedale di Teramo su una 32enne del posto alla 37ª settimana di gestazione, operata dall'allora primario di Cardiochirurgia, Alessandro Mazzola; il secondo all'ospedale di Chieti su una pescarese di 37 anni, alla 30ª settimana della prima gravidanza, operata dallo stesso Canosa.
L'aneurisma dissecante dell'aorta provoca un foro nella massa sanguigna, che comincia a scorrere nello spessore della parete aortica, con una diminuzione del sangue circolante, provocando una grave ipotensione e una conseguente ipossia, con il rischio imminente di rottura della parete aortica e morte del paziente.
La patologia ostacola anche il rifornimento di sangue a livello della placenta: il bambino subisce una grave sofferenza, per cui bisogna intervenire con urgenza per evitarne la morte.