“Ad oggi, in questa zona, non mi sembra ci sia un problema d’inserimento mafioso, ma il rischio c’è come in tutte le regioni e non va sottovalutato”: sono le parole del magistrato Giuseppe Ayala, ospite oggi, insieme al procuratore della Repubblica Francesco Prete, di un incontro sulla legalità promosso dall’Istituto d’istruzione superiore Enrico Mattei.
Precisando di non conoscere in modo approfondito la situazione nel nostro territorio, il giudice che ha fatto parte per anni del pool antimafia di Palermo ha spiegato: “Secondo la mia esperienza, anche come consigliere della Corte d’Appello a L’Aquila, non credo si possa parlare di infiltrazioni. Ma va detto che il rischio esiste in tutte le regioni italiane. La mafia si inserisce nel settore economico, e quindi non la troveremo dove c’è povertà e dove c’è un alto tasso di legalità. In Italia non ci sono regioni così povere e c’è sempre una certa flessibilità dal punto di vista della legalità, quindi il rischio è ovunque”. La presenza della ‘Ndrangheta in Piemonte e Lombardia, aggiunge, non deve stupire.
Fatte queste premesse, è quindi importante non sottovalutare i rischi ed è necessario usare strumenti preventivi: “Non si può scaricare tutto sulla magistratura – prosegue -, che agisce quando il reato è stato compiuto”. Il problema, denuncia, è che da noi gli strumenti preventivi non funzionano: “Prendiamo lo scandalo del Monte dei Paschi di Siena: la Banca d’Italia che doveva controllare non ha i poteri per farlo, non avendo quello di polizia giudiziaria. Non ha quindi potuto supervisionare tutti i documenti e il contratto sui derivati non gli è stato mostrato”.
“A livello repressivo la risposta è accettabile – precisa il giudice -, quando abbiamo iniziato noi era un fallimento, poi si è continuato sulla strada intrapresa a Palermo. Ma sulla prevenzione non ci sono novità”. E cambiamenti non ci sono neanche nei rapporti tra politica e mafia che, sottolinea, durano ancora oggi.
Sulla necessità di essere vigili insiste anche il procuratore Francesco Prete, chiamato a soffermarsi sulle condizioni del nostro territorio dalla docente Silvana Ottaviano: “In Abruzzo la situazione è ancora arginabile – ha commentato senza sbilanciarsi per ovvie ragioni legate al suo ruolo – ma bisogna tenere gli occhi ben aperti”.
Prete ha spiegato che la nostra regione “per fortuna non ha una criminalità indigena e strutturata, ma ciò paradossalmente diventa l’occasione per criminalità forestiere che trovano una terra vergine”, non dovendosi scontrare con i sistemi di organizzazioni locali.
“Se ad esempio una città come Vasto apre le porte ad attività edilizie ci potrebbe essere il rischio che vengano sfruttate per il riciclo di denaro. Come pure è facile per le organizzazioni criminali sfruttare il nostro territorio per traffici di rifiuti, con la falsificazione di documenti e l’appoggio di imprenditori locali che ne possono trarre vantaggi. Per questo bisogna essere vigili e serve l’aiuto di tutti”.