Come si può rilasciare una concessione edilizia per realizzare un fabbricato di tre piani in una zona costiera classificata nel Piano Regolatore del Comune di Vasto come ''R4'', tecnicamente ad altissimo rischio idrogeologico? E' l'interrogativo che ha spinto i Carabinieri della Compagnia di Vasto ad indagare su uno dei tanti casi di colata di cemento sulla costa, più volte denunciati dalle battagliere associazioni ambientaliste della città. Indagine che, per ora, ha portato al sequestro preventivo del fabbricato, disposto con provvedimento del Gip del Tribunale Anna Rosa Capuozzo, su richiesta del procuratore capo della Repubblica, Vincenzo Colantonio. Quattro al momento sono gli indagati, due dei quali i proprietari del fabbricato in questione, una coppia di cinquantenni di Vasto. Il luogo in questione è quello di Casarza, in uno dei tratti più belli e caratteristici della costa vastese, dove l'immobile posto sotto sequestro non è certamente l'unico presente in zona. Qualche settimana fu furono gli attivisti locali dell'Arci Nuova Associazione di Vasto a risollevare lo scottante argomento, attraverso la diffusione di un dossier fotografico per denunciare la continua ''aggressione del cemento lungo la scogliera''. Uno strumento nel quale, nel mirino, finiva in modo particolare sia il Piano Regolatore voluto dalla Giunta comunale guidata dall'ex sindaco Giuseppe Tagliente, che in alcune zone della costa prevede la possibilità di costruire ed edificare a vario titolo (da abitazioni a strutture ricettive), sia la troppa ''leggerezza'' dei competenti uffici urbanistici comunali nel rilasciare concessioni edilizie anche in zone ad alto rischio idrogeologico. Da parte sua, il capitano della Compagnia di Vasto dei Carabinieri, Giuseppe Loschiavo, fa capire che questa indagine è solo la prima tappa di un più complesso ed articolato percorso volto ad analizzare nel dettaglio alcune situazioni edificatorie sviluppatesi esponenzialmente in questi ultimi anni. La foto pubblicata a corredo dell'articolo è di repertorio