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POLIS: ''PARLIAMO DI POLITICA, FACCIAMO LA POLITICA''

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Dal Consiglio direttivo di ''Polis'', il laboratorio politico-culturale di Vasto sorto per accelerare il processo di formazione del Partito Democratico, riceviamo e pubblichiamo: ''Partito Democratico: quando abbiamo tirato fuori questo termine avremmo dovuto tremare''. E' il Professor Massimo Cacciari a parlare così. Sì, il ''professore filosofo'' che teorizza e mette in pratica, studia e ri-conquista Venezia annichilendo la ''vecchia'' politica. Servono sempre i Professori, soprattutto in una fase maieutica come questa e soprattutto, com'è nel caso di Polis, se hanno anche attaccato manifesti e scopato sezioni. Perché, dunque, avremmo dovuto tremare? Perché c'è la sensazione che non tutti abbiano colto la potenza esplosiva dei due termini in questione. C'è la sensazione che l'allarme, la paura, il terrore coprano ciò che di travolgente si dispiega all'orizzonte frenando il passo o, peggio, arrestando la corsa. Polis nasce per, non contro. Nasce per aiutare, per aggregare, per semplificare, per costruire il Partito democratico. Una casa nuova per inquilini con spirito nuovo. Le storie del passato, per quanto gloriose, vanno archiviate. Lo ha scritto così bene ieri il quotidiano Europa, che non è l'organo del Pcus, ma della Margherita. Lo ha detto meravigliosamente bene questa mattina Franco Marini, il nostro caro presidente del Senato, che non è uomo del Pcus, ma della Margherita: ''Il Paese si muove, deve farlo anche la politica. Nella casa comune dei riformisti servono dirigenti nuovi''. Se si vuol dare una piccola verniciata non c'è bisogno del Pd. Il Pd è la svolta. Il Pd è l'appuntamento con la Storia. Il Pd è la grande occasione per la modernizzazione del Paese e del suo sistema politico. Eppure, c'è chi resiste a lasciare il proprio orticello, il consolidato e viene preso dallo sgomento prima della traversata. Ma io oggi ho un assessorato, sono deputato, sono consigliere, sto in quel Cda, domani che ne sarà di me? E cerca di mettere il cappello o di dire che il Pd c'è già o che c'è da tre anni. La verità, e i cittadini vastesi l'hanno colta, è che senza Polis (persino ''Qui'' l'ha evidenziato) non avremmo avuto il dibattito, la nuova linfa e tutti i convegni che spuntano come funghi. Ma di tutto questo siamo felici. A tutti gli amici che in questo momento ricoprono cariche politiche, anche di rilievo, vogliamo dire di mettere da parte la paura, di cogliere la ricchezza sinergica tra Partito e movimento, tra Partito e associazione, tra Partito e Laboratorio. Non blindate le porte, non pronunciate discorsi tediosi, di chiusura parziale o, peggio, totale. La vostra chiusura non è una chiusura a noi, è una chiusura al Paese, ai cittadini, è una chiusura a chi non si sente più rappresentato, è una chiusura a coloro che fuggono dalla politica, sfiduciati da questo camminare lento, prevedibile, ondeggiante e cieco. La morte, sì, la morte che sta per cogliere un sistema anchilosato, serve a liberare nuova vita. Liberare, liberare, liberare. Democrazia è liberare! Perché non vogliamo vedere la distanza abissale tra quel popolo delle primarie, percepito intorno al milione, dunque non riconosciuto, e poi andato oltre i quattro, e una classe dirigente stanca, auto-referenziale, priva di iniziativa progettuale? Quella gente tre anni fa aveva altre speranze e invece ha trovato un cartello elettorale e niente più. Non possiamo puerilmente scambiare una contingenza elettoralistica con un nuovo soggetto politico che ha l'ambizione di cambiare la Storia di questo Paese. Farlo vuol dire essere privi degli elementari strumenti di lettura politica. C'è davvero qualcosa di nuovo oggi nel sole e non d'antico: costruiamo insieme il nuovo Partito democratico! Quale Partito? Il Partito-ideologia? Il Partito-Stato? Il Partito che pensa di rappresentare tutti gli interessi in campo? No, questo Partito è morto e sepolto sotto i colpi impietosi della secolarizzazione. Non vogliamo un altro Partito. Vogliamo un Partito-altro, più abile, più leggero. La tanto vituperata globalizzazione va governata ma non possiamo farlo con strumenti logori e declinando categorie superate. La società si trasforma, le classi mutano, le appartenenze, quando ci sono, vanno e vengono. Ognuno sarà tante cose durante la vita, cambierà diversi lavori, diversi luoghi, assolverà diverse funzioni. Non puoi essere più il partito di un blocco sociale. Devi essere in grado di intercettare le molteplici e variegate domande che nascono dal basso per interpretarle e assumere decisioni immediate e concrete. Ridurre al minimo la distanza, quasi fino a farli coincidere, tra il futuro agognato e il presente delle realizzazioni. Non dobbiamo avere fretta, cari amici, ma non dobbiamo procedere con il freno tirato. Adottiamo la giusta andatura, coinvolgiamo il popolo, i cittadini delle primarie che non sono stati ancora ascoltati. Parliamo a chi sta dall'altra parte, a chi è moderato, a chi non si sente ancora attratto da noi perché coglie il vorrei ma vede il non posso. Il Partito democratico ha la necessità non di aprirsi ai giovani, alle donne, come fosse una concessione, ma di farsi, di costituirsi, di sporcarsi le mani con l'entusiasmo dei giovani e con la forza, con il coraggio delle donne. E queste sono due categorie che se non sentono odore di pulizia, di partecipazione viva, attenta, dialogante, se ne vanno, anzi neanche si avvicinano. Badate: il Partito democratico non nascerà senza i partiti. Ma se nascerà dentro le segreterie, nel chiuso delle stanze piene di fumo, riprodurrà il cancro del passato e nascerà morto. Polis si impegnerà duramente perché questo non avvenga. Lasciamo stare i professori e la manovalanza. Decifriamo i nuovi codici della Politica. Parliamo di Politica. Facciamo la Politica. Insieme e prima che sia troppo tardi.
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