La raccolta differenziata dei rifiuti, ovvero la grande sconosciuta in Abruzzo, dove per il 2005 si è registrata una media regionale di raccolta differenziata pari al 15,4% (109.238 tonnellate), a fronte della percentuale fissata quale obiettivo per i Comuni dal Decreto Ronchi, per l'anno 2003, del 35% (sic!). A tirarci su il morale ci hanno pensato solo 18 ''Comuni ricicloni'' abruzzesi (su ben 305), che hanno superato il 35% di raccolta. E a Vasto che si dice? In città , purtroppo, non è mai partita una raccolta differenziata degna di questa nome, con tanto di regole, informazioni, diktat e multe per i cittadini, troppi dei quali della differenziazione dei rifiuti continuano a fregarsene, arrivando spesso anche a creare discariche abusive direttamente sotto casa ad ogni ora del giorno. Coloro che, invece, nel riciclaggio dei rifiuti ci credono, il più delle volte sono spiazzati dal fatto di non trovare nei pressi delle loro abitazioni le campane per la raccolta di carta, vetro o plastica, molto spesso ammassati in uno stesso luogo e completamente assenti in un altro, e di non sapere cosa effettivamente imbucare nelle campane in questione. La combattiva associazione civica Porta Nuova rende noto, in base agli ultimi dati ufficiali della Regione, che la percentuale di raccolta differenziata a Vasto è stata nel 2005 del 9,27% (1,5% in meno rispetto al 2004), contro una media provinciale del 15,79%. ''Abbiamo trovato una situazione disastrosa - commentava in una intervista l'attuale assessore all'ecologia, Lina Marchesani - L'ecotassa ha toccato il picco di 240mila euro, la raccolta dell'umido è quasi inesistente e le discariche abusive sono aumentate''. ''La raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani è un affare serio - sottolinea il presidente di Porta Nuova, Michele Celenza -, ma a condizione che non sia una operazione di facciata e, di conseguenza, che coinvolga davvero i cittadini. La questione non presenta solo aspetti tecnici: di essi si occuperà la società di gestione, che ha tutta la necessaria competenza. L'aspetto decisivo è di natura politica o, meglio ancora, civile. Perché il nodo vero sta nella misura e nella qualità della partecipazione dei cittadini». «La migliore organizzazione tecnica del servizio è destinata comunque a fallire il suo scopo - prosegue Celenza - se non incontra una collaborazione attiva. Questa non è solo la somma di tante disponibilità individuali; è anche, e soprattutto, il risultato di un'assunzione comune di responsabilità nella gestione del servizio pubblico. Nella nostra città , un po' come in tutto il meridione, in questo campo c'è davvero ancora molto da fare. E a cominciare dev'essere il Comune''.