Ai tanti lavoratori che hanno perso e rischiano il posto ed agli anziani che non devono essere abbandonati dalle proprie famiglie è rivolto il pensiero di monsignor Piero Santoro, vescovo dei Marsi, nativo di Vasto e per anni guida della parrocchia di San Nicola a San Salvo.
“Il Natale - sottolinea monsignor Santoro - non è una favola che viene a riscaldare il freddo dell’inverno, ma è un evento che entra nella storia e assume con la sua storia il volto dell’uomo e entra come salvatore come liberatore da ogni limite, cominciando da quello supremo della morte. E' un evento di gioia di gioia di speranza. Le gioie dell’uomo sono le gioie di Cristo le speranze dell’uomo sono le speranze di Cristo, in questa dimensione è anche innaturale che il cristiano che voglia vivere l’incontro con il Cristo nel Natale deve anche assumere la dimensione storica di Cristo, ovvero assumere le speranze dell’uomo e assumere la dignità dell’uomo che oggi passa soprattutto attraverso il lavoro. Il lavoro è parte integrante della dignità dell’uomo. Ci sono situazioni di crisi, di fragilità, di inquietudine dentro il mondo del lavoro. Come pastore non posso non essere voce di condivisione e di speranza. E' una situazione - dice ancora il vescovo di Avezzano - che va affrontata nella dimensione della cultura della fraternità che è una cultura economica non solo interiore come ribadito dal papa Benedetto XVI. Ognuno di noi, partendo da chi ha responsabilità - poi rimarca concludendo questo primo passaggio del suo discorso per le feste di Natale -, si senta veramente portatore della possibilità che tutti abbiano un pane, cioè la propria dignità la propria libertà la propria possibilità di crescere come persone per diventare una risorsa per la società".
Il vescovo Santoro ha celebrato la Messa di mezzanotte nello stabilimento Micron di Avezzano, uno dei grandi simboli del lavoro in crisi nel territorio dove attualmente opera e, in precedenza, aveva officiato una funzione in una casa di riposo per ribadire un concetto a lui caro: "La vita va amata dall’inizio fino alla fine e per questo gli anziani sono una grande speranza per la società. Vanno amati e custoditi dentro le famiglie e non abbandonati come un peso o relegati dentro strutture asettiche. E' fondamentale creare una rete sociale dove nessuno si senta abbandonato perché in Cristo siamo tutti dentro e nessuno è fuori. Rientriamo tutti nella mangiatoia di Bethlemme e non rimaniamo fuori come spettatori così capiremo un po’ di più cosa è venuto a darci il Signore e forse ci vergogneremo un po’ di meno di essere persone che vivono la cultura dell’indifferenza perché ogni uomo deve essere amato tutelato e promosso”.