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Don Felice Piccirilli, un 'modello di santità'

Nella ricorrenza del centenario della nascita le riflessioni di Vincenzo Bassi

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Don Felice Piccirilli è un Santo. Non voglio sembrare blasfemo, ma vale la pena ricordare che la santità, per un cattolico, non riguarda solo quelli elevati dalla Chiesa agli onori degli altari, ma anche molta brava gente (preti, religiosi e laici), che ha compiuto il suo dovere, ha lavorato onestamente, ha realizzato sacrifici per gli altri con amore, in una parola ha fatto la volontà di Dio, rendendogli lode. Pertanto, il Cielo è pieno anche di santi non conosciuti... eppure allo stesso modo meritevoli della nostra gratitudine.

 

Don Felice rientra in questa categoria, nella speranza che un domani possa essere anche elevato dalla Chiesa agli onori degli altari.

 

Io non ho conosciuto don Felice, ma ho beneficiato, grazie alla mia famiglia e in particolar modo a mia madre, della sua infinita santità, fatta di piccoli gesti, di parole di speranza, di amore per la famiglia e per la comunità, e di apertura all’altro. Tuttavia, è riduttivo pensare che Don Felice fosse una persona idealista, oppure un rivoluzionario o un riformista. Don Felice era un prete giusto e coraggioso, ma anche un uomo di pace; Don Felice aveva fiducia nell’uomo e negli uomini, e con loro, vivendo il quotidiano, cercava di rispondere ai bisogni concreti della sua comunità, con senso di realismo ed esercitando le virtù cristiane.

 

Ma non solo, don Felice è un santo; ed è un santo non perché era perfetto (non conosco suoi difetti, ma come uomo avrà pure sbagliato), ma perché ogni suo gesto, ogni sua parola, ogni sua opera era concepita da lui come una lode a Dio. Don Felice non seguiva un’ideologia, non perseguiva un’ideale di giustizia; don Felice faceva molto di più: don Felice ha seguito e ha insegnato a seguire Cristo, ovvero un Dio, che si è fatto carne, che è morto, risuscitato e vive tra noi! Seguire Cristo è seguire la verità e la vita. E questo è stato fatto da Don Felice per tutta la sua esistenza terrena, e – come nel caso dei santi – i suoi frutti si vedono ancora oggi, nelle parrocchie vastesi, piene di figli spirituali di Don Felice, che esercitano con devozione e umiltà compiti di servizio e di apostolato.

 

Ricordare quindi don Felice significa ricordare un uomo, prete, santo, che ha amato Cristo fino alla fine dei suoi giorni, dimostrando a tutti noi vastesi, sparsi per il mondo, una cosa semplice: si può essere santi, facendo la volontà di Dio, anche nell’ordinario, nei piccoli gesti, nel nostro lavoro, nella nostra comunità, e soprattutto nelle nostre famiglie, amando i genitori, le mogli e mariti, i figli, purché (e qui sta la differenza tra un idealista e un santo) tutto questo sia fatto in lode a Dio.

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