Il dolore è immenso, le parole cariche di riflessioni e tristezza. Carmine Del Vecchio, fratello di Emidio, una delle vittime del duplice omicidio avvenuto in un'abitazione di via Anghella, non riesce a darsi pace. "Mio fratello e la moglie Adele vivevano con un figlio che andava curato e seguito in una struttura protetta. Tragedie come queste si possono evitare".
Parla del nipote Marco, da qualche ora in carcere con il pesante addebito di essere stato lui l'assassino dei genitori uccisi barbaramente a coltellate, come di un ragazzo cambiato nel corso degli anni, condizionato in negativo da problemi di droga. Violento negli ultimi tempi. "Era stato in comunità - dice - ma non era più tornato il Marco di prima. Era diventato violento. Recentemente era stato a Bologna, era tornato 4-5 mesi fa, l'estate scorsa ha lavorato in uno stabilimento balneare. Ma era sempre triste, depresso".
Carmine ha visto giovedì sera, per l'ultima volta, il fratello. "Famiglie che hanno questi problemi ce ne sono tante e non vengono tutelate. Mio nipote andava curato e seguito in una struttura adeguata. Non poteva vivere con loro. Ma le autorità preposte hanno sempre risposto che doveva essere il ragazzo a decidere di essere curato, che non avrebbero potuto aiutarlo contro la sua volontà . E ora piangiamo due morti".