Luci e ombre della 'Riforma Fornero' nel mercato del lavoro, portata avanti dal ministro Elsa Fornero per conto del Governo Monti, al centro di un incontro organizzato ieri pomeriggio da 'Generazione Vincente spa', tenutosi presso il meeting center del Palace Hotel a Vasto Marina.
Relatore del convegno, il professor Raffaele De Luca Tamajo, ordinario di Diritto del lavoro dell'Università 'Federico II' di Napoli, il quale, dopo l'introduzione del presidente della Camera di Commercio di Chieti, Silvio Di Lorenzo e del presidente di Assovasto, Gabriele Tumini, ha spiegato i tratti salienti di una riforma tutt'altro che definitiva, che le aziende faticano a comprendere nella sua complessità .
Dopo la relazione del professor De Luca Tamajo, si è aperta la discussione che ha visto tra i partecipanti Roberto Minnenna, direttore del personale della Pilkington, Raffaele Credidio, manager di Micron, Domenico Moretti, direttore delle risorse umane di F.lli De Cecco, Marcello Vinciguerra, manager delle risorse umane Honda, Dino Bottari dello Studio Bottari&Partners, e Luca Peluso, legal&public affairs di Generazione Vincente Spa, moderati dal giornalista RAI Nino Germano.
Al centro della discussione, la legge n°92 del 2012, della cosiddetta 'buona flessibilità ', che finalmente regolamenta quello che fino a ieri era il 'far west' dei contratti di lavoro differenti da quelli per il lavoro subordinato a tempo indeterminato, semplificando e limitandoli nel numero. Quello che però deve fare una vera flessibilità 'buona' è "rimanere limitata al momento dell'accesso al mondo del lavoro - come spiegato dal professor De Luca Tamajo - e trasformarsi a distanza di poco tempo in lavoro stabile".
Se manca questo, il passo da flessibilità a precarietà diventa veramente breve, e diventa una scappatoia che può risultare utile nel breve tempo per le aziende e dannosa per i lavoratori. Nel lungo termine, dannosa per tutti.