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Analisi dei Ris dei Carabinieri e prossimo confronto di perizie, riflettori accesi sull'omicidio di Albina Paganelli

Il fatto di sangue lo scorso 14 agosto a San Salvo, nell'abitazione di via Fedro della pensionata

a cura della redazione
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In Tribunale a Vasto, da questa mattina a disposizione di Procura e parti legali interessate, le analisi dei Ris dei Carabinieri di Roma condotte sulla scena del crimine di via Fedro a San Salvo, nell’appartamento dove consumato l’omicidio della pensionata 68enne Albina Paganelli, avvenuto nella notte del 14 agosto scorso, e nell’abitazione del principale sospettato.

 

Dalle prime risultanze sarebbe confermato il coinvolgimento, nell’efferato delitto, di Vito Pagano, il sansalvese di 28 anni accusato dell’uccisione ed arrestato già qualche ora dopo la scoperta del tragico fatto di sangue che ha sconvolto la comunità locale.

 

Ad occuparsi dei rilievi dei Ris, oltre alla pubblica accusa, sono gli avvocati difensori di Pagano, Clementina De Virgiliis e Fiorenzo Cieri, della famiglia Paganelli, l’avvocato Giovanni Cerella, e del giovane rumeno inizialmente fermato e successivamente liberato, Giuseppe Piserchia e Andrea Chierchia. Per Gelu Chelmus verrebbe confermata l’estraneità all’omicidio. Così come di G.G., 31enne, altro sansalvese coinvolto per il quale l'avvocato Marisa Berarducci non esclude un'iniziativa giudiziaria per calunnia nei confronti di chi l'ha tirato dentro in questa storia. Nei laboratori scientifici della capitale i militari del Ris hanno concentrato proprio esami e verifiche su tre reperti rinvenuti dai Carabinieri della Compagnia di Vasto e della Stazione di San Salvo: l’arma del delitto, un coltello trovato sul tetto della casa di Pagano, e 2 banconote, rispettivamente, di 50 e 10 euro macchiate di sangue nella tasca dei pantaloni di Pagano e le sue scarpe, anch’esse con tracce di sangue.

 

Intanto, tra le parti è scontro sulla presunta incapacità di intendere e volere di Pagano al momento dell’omicidio. La linea difensiva punta su tale ipotesi e per dimostrarlo ha nominato il perito molisano Vincenzo Vecchione, mentre gli avvocati della famiglia Paganelli hanno incaricato due periti di parte. Per i pm dell’accusa, Giancarlo Ciani ed Enrica Medori, e per la parte civile non è così e la pista battuta è quella della premeditazione. Il Gip del Tribunale di Vasto, Stefania Izzi, ha fissato per il 18 ottobre l’incidente probatorio per accertare se sussista o meno l’incapacità di intendere e volere da parte di Pagano che proprio un mese fa è stato trasferito, dal carcere di Torre Sinello di Vasto in un’altra struttura penitenziaria sulla quale tuttora vige il più stretto riserbo.

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