"In questi mesi ci siamo trovati a gestire situazioni drammatiche, che non sono finite, e ad assumere delle decisioni sofferte, difficili, complicate da affrontare, ma prese in perfetta buona fede e con l’obiettivo di salvaguardare l’occupazione e lo sviluppo del territorio. Cosa ancor più difficile da fare, rispetto ad altri paesi europei, derivante dalla totale assenza di una degna politica industriale".
Risponde così Giuseppe Rucci, segretario provinciale della Filctem-Cgil alle accuse lanciate dai Cobas, ed in particolare dal responsabile territoriale Domenico Ranieri, tramite un'attività di volantinaggio davanti la sede della fabbrica, sulla gestione della crisi alla Pilkington con conseguente prezzo della stessa a carico dei soli lavoratori con il 'dimagrimento' degli stipendi a seguito prima di un accordo sulla competitività e successivamente con i contratti di solidarietà per fronteggiare il corposo numero di esuberi. "L’accordo sulla 'competitività ' siglato a dicembre - dice Rucci - fotografava quella situazione ed è risultato fondamentale non solo per stabilizzare diverse decine di lavoratori ma anche per favorire l’acquisizione di Flovetro. Certo, con molti sacrifici e con la consapevolezza che se l’operazione saltava (Flovetro), di riflesso gli esuberi che ne scaturivano in Pilkington sarebbero stati almeno di 1/3 dell’attuale organico. Qualcuno ha avanzato proposte alternative?"
Ed ancora: "Successivamente qualcuno dimentica alcuni 'piccolissimi e risibili' particolari: il mercato dell’auto è precipitato; al Forum Europeo della Pilkington formalmente ci è stata comunicata l’entità enorme del debito del Gruppo; la concorrenza interna al Gruppo continua a essere un problema enorme (Polonia); a Giugno, non verbalmente, ma attraverso l’apertura formale della procedura di Mobilità , ci vennero comunicati i 625 esuberi. Essere riusciti ad evitare anche un solo licenziamento, riuscendo a far attuare i contratti di solidarietà , per noi è stato un ottimo risultato; aver 'congelato' per un anno il parametro del premio di partecipazione salvaguardando quello sulla presenza (entro dicembre partirà il confronto per il rinnovo) è stata una logica conseguenza della crisi che attraverso questo stabilimento. Assumersi delle responsabilità , enormi e pesanti, a fronte di quanto sta avvenendo in questi mesi non è semplice; così come non sarà semplice affrontare il tema occupazionale avviato con Bravo in questi giorni. Sui 625 esuberi, anche nelle assemblee svolte, non abbiamo ascoltato la proposta dei Cobas; in assenza di proposte, il rischio è quello di avvallare le scelte aziendali e cioè quella di licenziare i lavoratori. Ci saremmo aspettati, invece, di fare iniziative comuni per sollecitare le Istituzioni tutte ad avere risposte su tassazione locale, infrastrutture, energia e trasporti che sicuramente andrebbero a beneficio del territorio, dei lavoratori e probabilmente non imporrebbero ai sindacati scelte dolorose come quelle che quotidianamente sono chiamati a compiere per evitare i licenziamenti. Criticare è la cosa più semplice che si possa fare, ma purtroppo non evita i licenziamenti e non permette eventuali assunzioni".