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Si riaccendono i riflettori sui possibili rischi di petrolizzazione della Costa Teatina

Tre richieste riguardano l'Adriatico tra Marche e Abruzzo, con coinvolgimento dell'area vastese

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Rischio petrolizzazione in Abruzzo, in pericolo la Costa Teatina.

 

Sebbene le nuove norme non siano ancora definitive, il Decreto Sviluppo che sta per essere approvato apre nuove opportunità per le compagnie petrolifere. A lanciare l’allarme i consiglieri regionali del Partito Democratico, Camillo D’Alessandro e Claudio Ruffini, secondo i quali il Capitolo V del Decreto prevede, su proposta del ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera, il via libera alle trivellazioni petrolifere e gasiere nei mari italiani, fissando il limite per gli interventi off shore da 12 a 5 miglia marine.

 

Una scelta che torna a tutto danno della costa abruzzese che rischia di ritrovarsi le piattaforme estrattive sottocosta, a breve distanza dalle spiagge. Secondo Legambiente, le licenze riguardano ampie zone del Sud Italia, 12 nel canale di Sicilia, 7 nell’Adriatico settentrionale, 3 tra Marche e Abruzzo, 2 in Puglia e 1 in Sardegna.

 

“Si tratta di un pericolo concreto – hanno affermato D’Alessandro e Ruffini - Se andassero in porto tutti i progetti di trivelle in discussione, alcune tra le coste piu’ belle d’Abruzzo, come quelle della costa teatina, verrebbero deturpate ed esposte al costante rischio di una marea nera. Invitiamo il presidente Chiodi e tutto il Consiglio regionale ad esprimere pubblicamente la propria contrarietà alla trivellazione selvaggia del mare Adriatico”.

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