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'Minacce' a Punta Aderci e il Ministero dell'Ambiente dimentica le industrie

'Destino' di Punta Penna, confronto acceso e il 'vuoto' della politica

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“Sito fortemente vulnerabile, minacciato da infrastrutture turistiche, eccessiva viabilità e ruderalizzazione della flora”, agli insediamenti industriali neanche un accenno. La fonte è il Ministero dell’Ambiente (ftp://ftp.dpn.minambiente.it/Cartografie/Natura2000/schede_e_mappe) e stiamo parlando dell’area di Punta Aderci, Sito di Interesse Comunitario. Sorprende che nella scheda che accompagna la descrizione del sito, identificato come IT7140108 Punta Aderci, non si ponga l’accento sulla pressione esercitata dalla vicina zona industriale ma si evidenzi quale criticità la possibile espansione delle infrastrutture turistiche. Perché, è noto, non sempre i servizi al turismo valorizzano, anzi, spesso si accompagnano a colate di cemento che si rivelano piu’ dannose degli insediamenti industriali. Fatta questa premessa, è evidente che il caso biomasse e l’affaire Recogen (il progetto che le Industrie Puccioni vorrebbero realizzare a Punta Penna) ha solo accelerato l’esplosione di un problema che, prima o poi, si sarebbe comunque posto: cosa fare di un’area industriale a ridosso di un’area protetta? E, per par condicio: cosa fare di un’area protetta a confine con un’area industriale? Evidente la contraddizione, così come è evidente l’immobilismo della politica, quasi risucchiata dal vortice sollevato dal violento scontro in atto. Perché, in barba ad ogni profferta di convivenza pacifica, l’impressione è che si corra il serio pericolo di arrivare all’aperta contrapposizione è fra chi vorrebbe far “sparire” l’area industriale, bloccandone ogni possibilità di espansione, e quanti, al contrario, sarebbero più felici se il Fratino decidesse di migrare verso altri lidi. Il fatto nuovo è che, a questo punto, lo scontro non è riconducibile alla classica contrapposizione tra ambientalisti e industriali. E’ proprio il fronte degli operatori economici a denunciare posizioni differenziate. In tempi di magra, dinanzi ad una crisi devastante che non sembra lasciare grandi margini di rilancio se non in tempi lunghi, non si pensa più a delocalizzare quanto a riconvertire, valutando i vantaggi che potrebbero derivare dalla trasformazione in commerciale e turistica di un’area che, ad oggi, è area industriale, sottoposta a precisi vincoli per ogni tipo di insediamento che, permanendo o mutando lo scenario complessivo, vedrebbe sensibilmente cambiare il proprio valore. Se ci saranno garanzie per mantenere immutati i livelli occupazionali non è dato sapere. Indispensabile, però, trovare una soluzione e con celerità, altrimenti, lo scontro frontale in atto tornerà a danno della città che potrà vedere Punta Penna “salva” dalle emissioni in atmosfera ma, forse, esposta ad altri saccheggi. E mentre la tensione sale, il pubblico sugli spalti si infervora e lo scontro tra i giocatori in campo si fa sempre più duro, sorprende che l’arbitro, la politica, che dovrebbe esercitare l’arte antica della mediazione, abbia deciso di mettersi a bordo campo attendendo l’evolversi degli eventi. Eventi che, questa volta, potrebbero non solo essere imprevedibili ma finire con il travolgere tutti, perché ogni processo di cambiamento deve essere governato altrimenti si trasforma presto in caos.
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