"Si vuol far passare dalla parte del torto chi sta nella ragione. Vuol dire che, adesso, si prepara un bell’elenco e lo si manda alla Procura per vedere chi dei commercianti è fuori legge a Punta Penna".
Parole di Cesare Puccioni, industriale toscano da anni insediatosi a Vasto e da qualche mese al vertice nazionale di Federchimica. E' così che inizia l'intervista pubblicata sull'edizione odierna de 'Il Messaggero Abruzzo', a firma di Gianni Quagliarella.
Puccioni, in particolare, prende spunto dalla recente riunione di alcuni imprenditori che operano nell'area di Punta Penna che, affiancatisi ai comitati civici sorti in città per contrastare nuovi insediamenti d'impatto previsti nella zona industriale del porto, chiedono di sospendere gli iter in corso. "A Punta Penna - dice ancora il titolare della 'Puccioni' - c’è un’area industriale, nessuno l’ha cancellata né potrebbe farlo. Piuttosto è sorprendente constatare che a strillare di più sono alcuni operatori economici. Nell’area produttiva di Vasto era stata data la possibilità di vendita all’ingrosso per un massimo del dieci per cento della superficie: quel limite, invece, è stato sforato di dieci volte. E succede ora che chi è fuori legge pretende di buttar fuori chi opera secondo legge".
Per i progetti in itinere, aggiunge ancora nell'intervista a 'Il Messaggero', Puccioni dice che "non c’è alcun impianto di rifiuti speciali nel futuro di Punta Penna: il recogen è un progetto di rigenerazione dell’acido cloridrico che ci ha visti premiati in Europa: impatto pari pressoché a zero, rifiuti speciali no di certo". Per la centrale a biomasse da 17MW "l'iter è fermo da dicembre alla Regione Abruzzo, ma tutto è in regola. Come pure il progetto della 'Vastocem' (si parla della realizzazione di un cementificio, ndr.): lì vogliono solo triturare il klinker e metterlo in sacchetti, altro che cementificio".
Relativamente alla riserva naturale di Punta Aderci sottolinea, infine, che "hanno fatto benissimo a istituirla. La riserva, però, che si trova in uno dei tratti più belli della costa abruzzese, va utilizzata per quello che è, una risorsa paesaggistica nata in un contesto particolare. Non facciamone però un totem: in Toscana per fare un’azienda venatoria ci vogliono 500 ettari, il doppio che a Vasto".
"Mi spiace verificare - è la conclusione dell'intervista - che anche qui vale un principio: centrali, zone industriali? Sì, ma non davanti casa mia. Io faccio l’industriale e fino a quando posso lo farò. Anche a Punta Penna".
IL COMMENTO DI D'ALESSANDRO (APV) - Primo esponente politico a commentare l'intervista rilasciata da Cesare Puccioni è Davide D'Alessandro, consigliere comunale di Alleanza per Vasto che ribadisce: "La vera urgenza è riconfigurare l'area di Punta Penna. Dovrebbe farlo la politica, quella politica che deve dimostrare il coraggio dell’assunzione della responsabilità , della decisione, stando sempre e soltanto dalla parte dei cittadini, dalla parte di un territorio a vocazione turistica, una vocazione da troppo tempo tradita".
Sulle parole di Puccioni: "Comprendo la legittimità di fare l’industriale, di curare i propri interessi, ma Puccioni non può affermare che anche a Vasto, come in altri luoghi, sono favorevoli a centrali e zone industriali purché non si facciano davanti alle proprie case. Non è vero. Si è fatto di tutto davanti, sopra e sotto le case dei vastesi. I vastesi, nell’ultimo ventennio, come più volte rimarcato anche dal nostro amato vescovo, hanno assistito a una speculazione selvaggia che ha finito per mutare il profilo e l’anima della propria città . Ciò che è accaduto a Punta Penna, certo non per colpa di Puccioni (gli industriali fanno gli industriali), ma di una classe politica sciagurata, di destra e di sinistra, non in grado di pianificare, di delocalizzare, di tutelare perle naturali che in tanti ci invidiano, è sotto gli occhi di tutti. Inoltre, Piccioni non può, dopo aver riconosciuto che la Riserva si trova in uno dei tratti più belli della costa abruzzese, dire che non bisogna farne un totem... Perché sul tema ambientale, così delicato, non basta promettere che l’impatto sarà pressoché pari a zero. Anche il pressoché, per la salute umana, potrebbe essere letale".