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Parco Nazionale della Costa Teatina ancora sulla carta, nuovo stop per l'istituzione

Allunga ulteriormente i tempi un emendamento contenuto nel decreto 'Milleproroghe'

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Il Parco della Costa Teatina deve aspettare un altro anno. La sua istituzione, la sua estensione, la nomina e l'arrivo del commissario: tutto rinviato alla fine del 2012 a causa di un emendamento passato sottotono nel decreto 'Milleproroghe' e inserito dal senatore del Pdl Antonio D'Alì, presidente della Commissione Ambiente e più noto come "senatore anti-Kyoto" per aver chiesto al governo di dichiarare decaduto il pacchetto clima dell'Unione Europea. Per via di questo emendamento il Parco, per il quale si sono scontrati ambientalisti, amministratori locali e l'assessore regionale del Pdl Mauro Febbo (in qualità di coordinatore del tavolo degli Enti locali) compirà il suo 12º anno "sulla carta", da Francavilla a San Salvo, malgrado ci sia una legge nazionale che lo voleva entro settembre 2011. L'Abruzzo ci era arrivato vicino, avrebbe avuto il suo quarto parco nazionale. Ma i ritardi dei Comuni nell'individuazione dell'area da proteggere, i contrasti politici, l'assenza di un vero coordinamento e la contrarietà espressa più volte dallo stesso assessore Febbo hanno finito per fare del Parco della costa una sorta di barzelletta, poiché sarebbe stato il primo nella storia ad essere istituito da un commissario inviato dal governo. D'altra parte lo stesso assessore aveva detto che avrebbe fatto di tutto affinché il suo partito presentasse un emendamento che annullava la legge istitutiva del Parco. «Questa è la frittata di Febbo,», commenta il senatore Alfonso Mascitelli, capogruppo Idv in Commissione, che ci tiene a far sapere di aver votato no all'emendamento. «Per l'Abruzzo è un'altra occasione perduta, dopo dieci anni di attesa, c'era l'occasione di avviare un progetto di livello nazionale e di valenza turistico- ambientale di pregio». Per Mascitelli il rinvio significa tre cose. Quali? «Primo, il governo non aveva alcuna intenzione di inviare, come prevedeva la legge, un commissario ad acta per predisporre e attuare l'intervento. Evidente che il governo non lo considera una priorità, visto che in questa direzione non è arrivata alcuna seria sollecitazione dall'Abruzzo e in questo modo ottiene anche un risparmio di cassa tant'è che il fondo a disposizione per l'istituzione e la gestione dei nuovi parchi nazionali si sta assottigliando sempre di più. Secondo», prosegue, «è grave che non vi sia stato un adeguato coordinamento tra tutti i comuni interessati, con molti ritardi, alcuni distinguo e qualche posizione fuori dal coro, che non hanno certo trasmesso il messaggio di una univocità di intenti. Terzo e ultimo: la frittata fatta dall'assessore Febbo, con la sua maldestra idea del "Parco a isole", non porterà a niente di buono: solo perdita di tempo e di risorse economiche che nel frattempo sono scese dai 6 milioni 800mila euro del 2011, su scala nazionale, a 5 milioni e poco più del 2012». «È gravissimo che non si sia nominato un commissario», incalza Walter Caporale, consigliere regionale dei Verdi che con Febbo ha avuto diversi scontri verbali, «sembra chiaro che si voglia solo rinviare l'istituzione del Parco che significherebbe tutelare l'Abruzzo dalle società petrolifere multinazionali, dalle speculazioni dei costruttori. Occorre commissariare subito e rinvierò la lettera al ministro dell'Ambiente Corrado Clini e al presidente del Consiglio Mario Monti per sollecitare la nomina urgente del commissario».
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