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Morte in ospedale, 'braccio di ferro' tra periti

L'avvocato Cerella, legale della famiglia della vittima: 'Ci può essere colpa omissiva'

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Si profila un lungo braccio di ferro, a Vasto, tra periti e legali chiamati in causa sulla vicenda giudiziaria legata alla morte di Nicolino Gianfelice, l'imprenditore di 60 anni, originario di Montenero di Bisaccia (Campobasso), deceduto a fine dicembre dopo un delicato intervento chirurgico all'ospedale San Pio da Pietrelcina. La procura, che ha aperto un'inchiesta, ha indagato cinque persone tra medici e personale ospedaliero. L'altro giorno, subito dopo l'autopsia, aveva parlato l'avvocato Fabio Giangiacomo, legale del professor Luigi Schips, il primario del reparto di Urologia, affermando che, pur in attesa dell'esito ufficiale dell'esame autoptico, lo stesso perito della famiglia del degente deceduto avrebbe definito come ineccepibile l'intervento eseguito dal suo assistito. A quelle affermazioni replica oggi il legale di parte civile: «Sono sconcertato - spiega l'avvocato Giovanni Cerella - di fronte al tentativo di voler anticipare i tempi tecnici del perito della procura. La responsabilità del professionista, nel caso di specie il medico, può essere per colpa commissiva od omissiva. L'intervento è stato fatto come si deve, ma la seconda operazione è stata eseguita dopo tre ore circa, quando i valori vitali del paziente erano tutti ormai a zero. Quindi vi è una colpa omissiva, che equivale a quella commissiva. Vi potrà essere, dunque, la responsabilità dei sanitari dell'ospedale di Vasto. La perizia del consulente della procura - conclude Cerella - sarà depositata fra tre mesi, quindi ci sarà un contraddittorio tra i periti. Quello di famiglia, Christian D'Ovidio, ha sostenuto espressamente una colpa omissiva. A chi attribuire questa colpa? Lo dirà l'inchiesta della procura di Vasto».
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