Riceviamo e pubblichiamo questo intervento sul riordino degli istituti scolastici nel Vastese a firma della prof.ssa Rosalba Felice, docente di Lettere alla Scuola Media 'Rossetti' di Vasto.
Nell’acceso dibattito sul tema del riordino degli istituti scolastici, che ha visto tesi contrapposte la cui evidenza affiora nella proposta votata dal Comune di Vasto, vorrei esprimere il mio personale plauso alla delibera del Comune di Cupello, approvata all’unanimità da maggioranza e opposizione. Proposta ancor più lodevole considerando che recepisce la sostanziale struttura numerica di quella del Comune di Vasto, ma rispettando effettivamente la continuità verticale dell’utenza territoriale di Cupello, di Monteodorisio e di Vasto. In effetti è evidente ad una semplice occhiata la contraddizione clamorosa tra l’intento dichiarato nel medesimo atto “…le aggregazioni… proposte non mirano ad una unificazione delle scuole del primo ciclo di istruzione, in base a criteri esclusivamente numerici, ma hanno l’obiettivo di sostenere il processo di verticalizzazione didattica, cercando di coniugare ragioni di distribuzione territoriale” e la proposta effettivamente votata dal Consiglio comunale!
Pur tuttavia vorrei esprimere la mia personale solidarietà all’assessore Lina Marchesani, potendo ben immaginare le pressioni contrapposte alle quali si è trovata esposta. Del resto, il Comune ha espresso un parere di competenza sul dimensionamento, cioè in termini numerici, ed è quindi comprensibile che possa aver perso di vista i lodevoli intenti pedagogici, pur dichiarati in premessa, della creazione degli istituti comprensivi. Perfino i genitori, forse più istintivamente, sembrano aver percepito l’anomalia di una proposta tanto disomogenea. Con l’intento, quindi, di contribuire a meglio comprendere la complessità e l’importanza della questione, vorrei aggiungere qualche parola sul tema.
Il riordino si è reso ineludibile in seguito alla recente manovra finanziaria estiva (d.l. 98/2011 art. 19, c. 4) che propone la “generalizzazione” degli istituti comprensivi come forma di organizzazione in verticale del primo ciclo. Sarebbe riduttivo ed errato pensare che tale riorganizzazione abbia motivazioni meramente economiche, in quanto l’istituto comprensivo ha intendimenti ben più nobili. Recepiti anche in precedenza dal ns ordinamento scolastico, rappresentano innanzitutto un’“ambizione pedagogica”, una sfida ancora aperta per il rafforzamento della formazione di base. Gli i.c. si basano su tre assi fondamentali: il territorio, il curricolo, l'organizzazione.
Mirano a realizzare un curricolo verticale che “... consenta di lavorare per competenze e per bienni… una regia di programmazione comune favorisce la graduale organizzazione dei saperi, la messa a punto di indicatori in progressione per una valutazione formativa, la continuità-discontinuità degli approcci metodologici e degli ambienti didattici. Sono suggestioni già contenute nell’Atto di indirizzo del MIUR dell’8-9-2009”. (Cfr.: Armonizzazione, di G.Cerini, M.Spinosi, in Voci della Scuola, X, Tecnodid, Napoli, 2011). In particolare il comprensivo mette a contatto storie e professionalità diverse, capaci di contaminarsi positivamente dove i piccoli ed i grandi possono crescere con migliori opportunità. Questo può avvenire nei momenti della progettazione e della valutazione formativa; nella messa a punto dei risultati di apprendimenti e dei profili di uscita; nella gestione di alcune attività didattiche comuni, come laboratori, scambi di pratiche educative…
Infine un istituto comprensivo ben organizzato può fornire impulsi continui per avviare degli ambienti a più alto tasso di comunicazione e orientati alla ricerca. Ecco perché un dimensionamento che fosse basato solo sui numeri sarebbe fuorviante. Un’occasione che sarebbe un vero peccato fallire per la corta visione di qualche attore al momento in gioco: gli attori passano, ma le situazioni restano! In conclusione, per costituire gli istituti comprensivi è cruciale “... armonizzare il dimensionamento che, al di là dei numeri, deve rappresentare una condizione di continuità territoriale: l’idea guida, comunque, non è solo il numero, ma il bacino ottimale per la scuola di base che dà identità ad un territorio…” (G. Cerini, Dirigente USR Emilia Romagna).
Vale a dire che il dimensionamento scolastico non può essere semplicemente la risultante di tante esigenze contrapposte, per conciliare le quali si arrivi a ignorare le ragioni stesse di ciò che si va a “fare”, al punto da unire più plessi e ordini di scuola pregiudicando la continuità didattica, la contiguità territoriale e i tradizionali bacini d’utenza di queste scuole.