La "fine di un incubo" e "per 8 lunghi anni abbiamo parlato del nulla". Il magistrato Antonio La Rana e l'avvocato Giuseppina Di Risio parlano della conclusione, l'altro giorno al Tribunale di Vasto, della lunga vicenda giudiziaria che ha visto coinvolto in prima battuta La Rana, unitamente ad altre 11 persone a vario titolo coinvolte in un processo, diviso tra Bari e Vasto, protrattosi in un arco temporale di appunto 8 anni, che ha avuto la sua origine nell'agosto del 2003.
Nello studio dell'avvocato Di Risio, fianco a fianco, prima il legale poi lo stesso La Rana parlano della lunga e complessa vicenda dipanatasi in un lungo arco temporale. E nel fare sintesi la prima evidenzia alcuni dei numeri che l'hanno 'condita': 8 anni di udienze, 20 magistrati che si sono occupati di questo processo, 12 imputati, 400 testimoni, 20 difensori di fiducia delle parti coinvolte e, alla fine, l'emissione di 2 sentenze di non luogo a procedere, da parte dei Tribunali di Bari e di Vasto, sull'assunto che "non poteva supporsi l'esistenza dei reati" ipotizzati. E parla anche del costo complessivo per la 'macchina' della Giustizia l'avvocato, stimandolo in almeno 500mila euro. "Abbiamo parlato del nulla", sottolinea e scandisce le parole Giuseppina Di Risio.
Viene quindi ricostruita una 'storia' che prende le mosse da quella che viene definita come una "spedizione bellica", avvenuta nell'agosto 2003, per un "progetto preparato, studiato e meditato fin nei minimi termini" inteso ad "impedire a La Rana (che all'epoca era già in servizio a Campobasso ndr.) a fare rientro a Vasto". Protagonista un gruppo con "interessi politici e personali" (si parla di alcuni amministratori comunali di centrodestra del periodo) che ha agito in tal senso. Passaggio, questo della denuncia del gruppo di cui sopra portata all’attenzione della Digos di Chieti, che segue di qualche mese un’altra complessa vicenda, quella dei cosiddetti ‘ombreggi’ (concessioni balneari stagionali sulla spiaggia vastese) che interessano la moglie del magistrato. Fu conferito l'incarico a due consulenti per verificare le procedure nell’assegnazione degli ombreggi, ricorda La Rana, ed entrambi giunsero alle stesse conclusioni: era tutto regolare e il corrispettivo pagato era 5 volte superiore rispetto al valore di mercato. “Da lì – sottolinea l’avvocato Di Risio - è cominciata questa vicenda che ha portato a ipotizzare 29 reati".
Nel corso della conferenza stampa di questa mattina riferimenti, con amarezza, anche ad alcuni settori della stessa Magistratura e dell'Arma dei Carabinieri che non avrebbero assunto comportamenti regolari e cristallini durante lo sviluppo dell'intricata vicenda.
Sull'ampiezza del coinvolgimento La Rana dice semplicemente: "Intrattenevo rapporti con molte persone: con le intercettazioni alcune di esse sono state interessate nella vicenda e, come dimostrato dalle sentenze dei due Tribunali, per ragioni assolutamente inconsistenti". Alla domanda se ha ancora fiducia nella Magistratura, La Rana, da qualche giorno reggente della Procura presso la Corte d'Appello di Campobasso, risponde convinto. "Ho sempre avuto e continuerò ad averne". Per le azioni successive, alla luce delle due sentenze di non luogo a procedere, il magistrato vastese non esclude forme di risarcimento e, soprattutto, si aspetta che si vada a fondo sui perché si sia una vicenda processuale così lunga, articolata e complessa sulla base di presupposti alla fine rivelatisi infondati.
"A questo punto - conclude La Rana - sarà mio impegno fare accendere i riflettori su una pagina 'buissima' della storia recente vastese", con il chiaro riferimento a quei settori della politica, della Magistratura e dell'Arma stessa, varie volte citati nella conferenza, che in una sorta di incastro hanno dato vita ad una vicenda per la quale, al di là delle sentenze dei Tribunali, non è stata ancora posta la parola fine.