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Nuovi concetti e piccoli calcoli sul Parco Nazionale della Costa Teatina

Articolato intervento dell'associazione 'Porta Nuova'

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A questo punto, almeno un dato certo sembra si possa fissare in questa per molti aspetti assurda vicenda del Parco Nazionale della Costa Teatina: ed è che il Parco, alla fine, lo vogliono o per lo meno lo accettano tutti. È una novità –almeno così sembra- non da poco. La legge nazionale dispone che i Parchi “sono istituiti e delimitati in via definitiva con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro dell'ambiente, sentita la Regione”. E la Regione Abruzzo, in effetti, una sua proposta, sia pure con un decennio di ritardo, l’ha formulata. Anzi, dopo aveci pensato così a lungo, ha fatto molto di più: ha coniato ex novo “un nuovo concetto di Parco”, “un Parco diffuso, un Parco a Isole, connesse fra loro in un sistema territoriale a rete”. Un parco a isole. Con questo, “la regione verde d’Europa si propone l’obiettivo di fungere da capofila per svecchiare il tradizionale cliché di parco integrale e continuativo, lanciando un modello alternativo”. Per effetto di questa prodigiosa levata d’ingegno il futuro Parco Nazionale verrebbe dunque a comprendere le Riserve già esistenti – le “isole"; e il tracciato dismesso della ferrovia – il “sistema territoriale a rete”. Significa, grosso modo, che il “Sistema di Aree Protette della Costa Teatina” (istituito con la Legge Regionale 05/2007) cambierà di nome, e si chiamerà “Parco Nazionale della Costa Teatina”. Ci permettiamo due sole osservazioni: è un dato di fatto che (eccetto SeL e Rifondazione) tutti i partiti, dal PdL, ai partiti di centro, alle liste civiche, al Pd, malgrado le polemiche giornalistiche recenti, convergono su questa perimetrazione; il nuovo concetto di Parco sembra in contrasto con quello vecchio, quello della 394/91, tuttora vigente. “E’ impensabile – si legge nel Manuale per la zonizzazione dei parchi nazionali a cura del Ministero dell’Ambiente5 - il concepimento di una metodologia di pianificazione delle aree protette mutuabile per intero dall’urbanistica intesa come mera trasposizione delle esperienze di zonizzazione già realizzate nella pianificazione ordinaria”. Nelle parole di uno dei maggiori esperti del settore: “L’istituzione di un parco naturale è un progetto locale. È una relazione che si stabilisce tra società locale e società nazionale sullo sfondo, appunto, di un progetto locale: una immagine dell’evoluzione dell’economia locale […]. Così la risoluzione approvata lo scorso 20 settembre dal Consiglio regionale. Almeno per quanto al momento è dato di saperne. Ricordiamo le recenti dichiarazioni di Legnini: "Siamo per una perimetrazione ristretta che si basi sulle aree già protette” (Il Centro, 15.09.’11). Gli obiettivi della conservazione e dello sviluppo locale saranno raggiunti soltanto se l’intero sistema di regolazione del territorio del parco sarà coerentemente orientato al loro raggiungimento”. Non sembra davvero sia il nostro caso. Incombono ai confini del Parco a Isole, considerando il solo territorio di Vasto, e in esso i soli progetti attualmente in sospeso: a) il progetto di raddoppio del porto commerciale; b) il progetto di porto turistico a Trave; c) il progetto di un impianto di recupero di rifiuti speciali pericolosi, ad opera della società Puccioni Spa, per una capacità produttiva di circa 10mila tonnellete/anno; d) il progetto di una centrale a biomasse, sempre ad opera della società Puccioni Spa, della potenza di 17 Mw elettrici e 6 Mw termici; e) il progetto di una centrale a biomasse da 4 Mw, ad opera della Istonia Energy; f) l’inclusione, prevista nel PTAP7, di una larga fascia della campagna vastese (comprende le contrade di Pagliarelli, Defenza, Fonte Fico) quale zona a potenzialità di espansione dell’area industriale di Vasto. Si aggiunga che poi che con l’arretramento già in programma della Statale 16 si creerebbe, immediatamente a ridosso del Parco a Isole, la possibilità di una speculazione edilizia in grande stile… Chiudiamo con una previsione. Si trova in un nostro documento dell’ottobre 2010. “Date le premesse, ci sentiamo di formulare una previsione: alla fine il Parco Nazionale della Costa Teatina si farà. Un parco nazionale è pur sempre un’ottima occasione per migliorare l’immagine turistica, per intercettare finanziamenti europei o statali, per istituire un Ente Parco col relativo CdA, etc. Ma sarà un parco striminzito, ridotto all’osso, quasi coincidente con la Riserva Regionale. Il risultato non di un progetto di ampio respiro, ma di un piccolo calcolo locale, esattamente ciò che un Parco Nazionale non dev’essere. La classe politica locale vuole avere le mani libere. Vuole il Parco, ma vuole anche il raddoppio del porto”. Ci auguriamo sinceramente di essere smentiti.
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