Nel secondo giorno della Festa Nazionale dell’Italia dei Valori spicca il dibattito su “Questione morale tra informazione e disinformazione”, moderato da Marco Travaglio. Sul palco, oltre ad Antonio Di Pietro, sono intervenuti Luigi de Magistris, sindaco di Napoli, Sonia Alfano, europarlamentare IdV, e Bruno Tinti, ex magistrato e scrittore.
L’incontro è stato introdotto da Lea Del Greco, responsabile donne IdV Pescara, che ha presentato la discussione ponendo l’attenzione sulla questione morale come fulcro di una azione di governo seria incentrata sulla libera informazione. Cruciale il tema mediatico, ma di riflesso politico, riguardante l’intero sistema comunicativo nel Paese. “Abbiamo un sistema d’informazione deviato e per combatterlo è indispensabile un partito come l’IdV che si impegna onestamente su tante battaglie per i diritti civili, la legalità, la giustizia”, dice Alfano. “Nei nostri tg – sottolinea De Magistris – il tema centrale non è quello delle condotte dissolute del premier, bensì come fare in fretta a riproporre la legge bavaglio per i giornalisti e per legare le mani ai magistrati. I nostri media hanno posto l’accento sull’episodio che io ho viaggiato sull’aereo del Napoli, ritenuta dal Tg1 una cosa scandalosa per il fatto che un sindaco vada a vedere una partita di calcio, senza accennare minimamente che io in Inghilterra sono andato per chiudere un’importante trattativa, volta a portare a Napoli l’America’s cup”, spiega ancora il primo cittadino partenopeo.
“Io non ho solo la responsabilità della denuncia ma anche quella della ricostruzione - evidenzia Di Pietro -. Da adesso a un anno e mezzo cosa si può fare? Abbiamo bisogno di riforme, a partire da alcuni presupposti, su tutti quello che in Parlamento ci siano delle brave persone senza conflitto d’interesse con se stessi. La prima riforma è creare le condizioni di ineleggibilità in ulteriori ruoli per chi ha incarichi parlamentari e altre cariche elettive istituzionali. Altro presupposto da risolvere è quello del conflitto d’interessi, che si trascina da anni, e che ha i suoi colpevoli anche nel centrosinistra, il quale nel 1996 ha creato la legge attuale che impedisce agli amministratori delegati di reti televisive di candidarsi in Parlamento, ma non ai proprietari di tali network. Con la conseguenza che Fedele Confalonieri non può candidarsi, ma Berlusconi sì. Perciò bisogna stabilire delle regole con maglie strette che impediscano una volta fatta la legge di trovare l’inganno. Noi rappresentiamo una forza politica che non finisce più, basta guadare questa piazza oggi. Vogliamo essere una forza politica di massa che vuole guidare il cambiamento indicando cosa fare, quando e come farlo".